Laura accende il food truck: la salamina arriva sotto casa

Dopo aver gestito per 12 anni un bar a Gussago, la 33enne si è rimessa in gioco con una nuova «gustosa» sfida professionale
Il food truck con cucina attrezzata
Il food truck con cucina attrezzata
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«Chi, come me, si è visto andare in fumo anni di lavoro, non perda le speranze, una fine non è mai una fine, al massimo è un nuovo inizio». Mentre Laura controlla la cottura della salamina sul fuoco ripercorre l’ultimo anno, stravolto da una pandemia che è entrata a gamba tesa anche nella sua attività e l’ha spinta via da dietro quel bancone da cui serviva caffè, colazioni e aperitivi ormai da 12 anni. E lo fa, a bordo di un chiosco furgone, di un food truck con cucina attrezzata, con il piglio di chi ha deciso di contrattaccare, con tenacia e grinta.

«Dall’aprile 2009 gestivo il bar Serafino nel centro di Gussago - racconta la trentatreenne Laura Pezzotti, gussaghese di casa a Berlinghetto - già da qualche tempo stavo valutando di lasciare e di vendere la licenza ma, quando il Covid ci è piombato addosso, la situazione è diventata insostenibile. Per un po’ ho tentato di tamponare, per fortuna anche gli affittuari, che ringrazio, mi sono venuti incontro, ma con 3.000 euro di sostegni in sette mesi, e affitti e utenze comunque da pagare, non era più possibile continuare. Così a marzo ho deciso: chiudere definitivamente. Anche perché, abituata com’ero a lavorare 15 ore al giorno, non ce la facevo più a rimanere ferma».

Già, perché Laura, spente le luci del suo bar, faceva la pizzaiola con contratto a chiamata, inutile dire che, pure quell’occupazione con la pandemia è venuta meno. E si sono imposti degli interrogativi: che fare? Che aprire? «Ho guardato alle mie competenze, alla mia esperienza lavorativa e ho puntellato un’idea che mi frullava in testa da un po’: prendere un food truck, per proporre una ristorazione itinerante, con prodotti freschi e che non si sovrapponesse a quella di bar e ristoranti, andando a servire zone scoperte».

Così, è cominciato il viaggio con «El Merendero s-truck», che nel nome, ponendo la s prima del sostantivo che identifica il mezzo, gioca con la pronuncia inglese sovrapponendola al nostro dialetto. «Durante la settimana - prosegue Laura, aiutata in questa avventura dalla fidata spalla Marta - nella fascia oraria del pranzo, mi muovo tra Franciacorta e Bassa Bresciana, il sabato e la domenica invece mi sposto sulle sponde del lago d’Iseo e verso la Valcamonica». Chi intercetta la sua proposta può così addentare pane e salamina, formaggio fuso, hamburger, pizze e focacce, accompagnandoli con bibite, caffè e dolce. La strada messa sotto le ruote non è che all’inizio, e le tappe sono ancora in via di definizione, inoltre, essendo il settore ancora in via di sviluppo e orfano, al momento, di una categoria di riferimento, non è semplice destreggiarsi tra regole e regolamenti, ma le idee sono chiare: «Voglio offrire un’alternativa, servendo anche quei cibi tipici delle sagre, dal profumo inconfondibile che tanto ci mancano. E lo faccio con prodotti freschi, il pane è di forneria, la carne scelta nella macelleria di fiducia, e così il resto. E che soddisfazione quando ti chiedono bis».

 

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