La natura non gioca al piccolo chimico

«La Cina è vicina» seppure prima del contagio sembrava lontanissima
Una donna si protegge il volto con la mascherina - Foto Ansa/Epa - Abir Sultan © www.giornaledibrescia.it
Una donna si protegge il volto con la mascherina - Foto Ansa/Epa - Abir Sultan © www.giornaledibrescia.it
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«La Cina è vicina» seppure prima del contagio sembrava lontanissima. La sua muraglia millenaria, che alcuni dicono si possa vedere anche dalla luna, ha contenuto i Mongoli mentre le moderne barriere aeroportuali non hanno potuto arginare ciò che potrebbe diventare una pandemia. Le direttive per reprimere l’infezione suscitano apprensione perché di fatto limitano la libertà di movimento.

Non è piacevole scoprire che parte della Lombardia è stata messa in quarantena, trasformando paesi laboriosi in luoghi claustrofobici come la città algerina di Orano, dove Albert Camus ambienta le vicende del libro «La peste». La gente è chiusa in casa, le strade sono deserte come pure le chiese, le scuole e le palestre. C’è chi sta facendo provviste di farina, zucchero e sale, come in tempo di guerra. Le notizie evocano il ricordo della «spagnola», l’influenza che uccise milioni di persone verso la fine della prima guerra mondiale. Lo spettro di quanto ci raccontavano i nostri genitori sembra ancora vivo, nessuno è preparato ad affrontarlo. In fondo il dolore causato dalle epidemie è sempre lo stesso.

Ritorna alla memoria la peste a Milano del 1630, raccontata da Alessandro Manzoni nei «Promessi sposi», dove con parole struggenti descrive la madre di Cecilia. Una donna con «languor mortale» che scende le scale con la sua bambina fra le braccia, vestita con un abitino bianco, la quale con infinita delicatezza posa il corpicino sul carro dove i monatti hanno accatastato i morti. Oggi si discute sull’origine della contaminazione, coinvolgendo animali del quale fino a poche settimane fa ignoravamo il nome e l’esistenza, increduli di apprendere che uomini e animali vivano in così stretta promiscuità da contagiarsi. Ciò che più intimorisce è la lotta contro un nemico invisibile che si propaga attraverso i nostri corpi, come veniva rappresentato nei vecchi film di fantascienza.

Gli uomini sono come i grandi alieni del film «La guerra dei mondi» che non cadono sotto i colpi dei bazooka degli eserciti ma soccombono per l’azione dei germi microscopici terrestri. Essi sono creature fragili sotto tanti punti di vista che violentano con faciloneria le armonie perfette dell’ambiente. La natura però non gioca al «Piccolo chimico», i batteri al di là delle loro dimensioni sopravvivono ovunque. Seppure gli uomini non meritino molto, sono certa che questo ammonimento ci aprirà gli occhi, reagiremo e ancora li vinceremo.

 

 

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