La classifica Mille Miglia: ecco come funziona

La classifica privilegia il rispetto dei tempi nelle prove e i trasferimenti a velocità moderata
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Corsa di velocità addio. La velleità del record da strappare alla Mercedes guidata nel 1955 da Moss è finita tra le lamiere contorte a lato della strada, nell’acqua di un fosso, della Ferrari del Conte De Portago nell’ultima edizione della Mille Miglia di velocità, quella del 1957, funestata dal terribile incidente di Guidizzolo.

La formula della rievocazione storica della Mille Miglia è quindi una gara di regolarità in cui il rispetto dei tempi prestabiliti per percorrere determinati tratti di percorso costituisce il fattore determinante per la classifica. Le prove possono essere cronometrate dai passaggi sui pressostati oppure possono essere prove di velocità di media su tratti lunghi cinque o sei chilometri. Le medie orarie devono essere mantenute nei limiti dei 50 km/h.

Della gara di velocità pura di un tempo resta solo quindi un ricordo nel rombo dei motori e nell’aerodinamica delle carrozzerie di un tempo. Così come dell’eco delle gesta di piloti votati al sacrificio pur di poter iscrivere il proprio nome nell’albo d’oro della Mille Miglia. Ora la Corsa più bella del mondo è una corsa di regolarità classica.

Solo così è stato possibile far rivivere una manifestazione che già negli anni Cinquanta, con la formula della velocità, era divenuta troppo pericolosa. Dopo i fasti memorabili di Nuvolari, Biondetti e Ascari, la nuova vita della Freccia Rossa passa attraverso una formula in cui viene premiata la maggiore abilità e precisione del pilota nel rispetto dei tempi.

In queste gare vale quindi il criterio del rispetto dei tempi prestabiliti per percorrere i diversi settori in cui deve essere suddiviso il percorso. 

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