La bandiera a mezz'asta per i pompieri morti diventa un caso

Querelle in via Scuole per una bandiera abbassata senza autorizzazione dopo la morte di due pompieri a Catania. L'Usb: ««È assurdo»
La bandiera a mezz'asta nel Comando dei Vigili del Fuoco di Brescia - Foto tratta da Facebook
La bandiera a mezz'asta nel Comando dei Vigili del Fuoco di Brescia - Foto tratta da Facebook
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«È assurdo che ancora una volta la burocrazia abbia la meglio sull’intelligenza e sulla decenza».

Così il coordinatore provinciale dell’Usb-Vigili del Fuoco, Matteo Angeletti, commenta la querelle della bandiera a mezz’asta scoppiata all’interno del Comando di via Scuole.

Dopo la morte di due pompieri a Catania, rimasti uccisi tre giorni fa assieme a una terza persona in un’esplosione in un palazzo dove era stata segnalata una fuga di gas, in diversi comandi d’Italia è stato deciso di mettere la bandiera italiana a mezz’asta in segno di lutto.

«Due giorni fa abbiamo abbassato la bandiera anche a Brescia - spiega Angeletti -, un gesto naturale che in qualunque altro corpo dello Stato sarebbe stato fatto subito e senza problemi. Questa mattina, però, la bandiera è stata rimessa in posizione. Il motivo? Al comando non era ancora arrivata un’autorizzazione per metterla a mezz’asta in segno di lutto».

Non solo. «Erano anche state messe delle fascette da elettricista per impedire ulteriori spostamenti. Nonostante ciò, la bandiera è stata abbassata di nuovo. Ci sembra un segno di rispetto per i colleghi morti».

Sulla questione è intervenuto il Comandante Provinciale dei Vigili del fuoco Agatino Carrolo, che ha precisato: «Al momento non sono pervenute dalla Prefettura di Brescia o dalla Direzione Regionale dei Vigili del fuoco della Lombardia disposizioni in merito all'esposizione della bandiera tricolore a mezz'asta per il fatto verificatosi nella città di Catania lo scorso 20 marzo. Tuttavia nella giornata del 21 marzo presso il Comando Provinciale è stato osservato da tutto il personale in servizio, operativo e amministrativo, un minuto di silenzio per i vigili del fuoco del Comando Provinciale di Catania caduti nell'adempimento del proprio dovere».

Sull’esplosione di Catania, nel frattempo è stata aperta un’inchiesta in cui è indagato per disastro e omicidio colposo plurimo il caposquadra dei soccorritori, Marcello Tavormina, 38 anni, che ha un trauma cranico ed è ricoverato in Rianimazione assieme al collega Giuseppe Cannavò, di 36 anni. Mentre si rafforza l’ipotesi che il 75enne trovato morto nell’appartamento esploso abbia voluto uccidersi con il gas, bisogna capire se ci siano responsabilità da parte del caposquadra sulla morte dei due pompieri. L'ipotesi è che l'intervento non sia stato fatto in condizioni di piena sicurezza, anche se la dinamica dell'accaduto è ancora da ricostruire appieno. Nell’attività dei soccorritori - ha scritto il Fatto Quotidiano - ci sarebbe stata «una cattiva valutazione dei fatti» e avrebbero «lavorato su una porta pensando non fosse collegata allo stesso locale già saturo di gas».

Slittano invece per un problema formale giuridico i funerali dei due vigili del fuoco deceduti, Dario Ambiamonte e Giorgio Grammatico. Non è stato infatti ancora possibile per la Procura disporre l'autopsia, dato che si tratta di un atto irripetibile non eseguibile senza che la sua esecuzione sia formalmente notificata all'indagato, che può nominare un legale e un perito di parte. Questo, viste le condizioni di Tavormina, non sarà possibile prima della prossima settimana.

 

 

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