L’immigrazione cambia volto (e lo ha cambiato alla città)

Dagli anni Ottanta fino alle seconde generazioni. Le risposte dei bresciani segnalano preoccupazione
Generazioni. Di origine immigrata il 23% della popolazione tra zero e 14 anni
Generazioni. Di origine immigrata il 23% della popolazione tra zero e 14 anni
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Per 15 bresciani su 100 il problema più urgente da risolvere in città è quello dell’immigrazione extracomunitaria. A livello nazionale, lo stesso è urgente per 17 intervistati su cento. Anche sul tema sicurezza, criminalità e violenza, vi è una differenza tra sensibilità locale e nazionale: un problema urgente da risolvere a Brescia per 14 su cento, mentre lo è per 20 su cento nel resto del Paese.

Scorrendo i dati del sondaggio realizzato per noi da Ipsos, emerge che nell’agenda delle priorità locali, il tema «sicurezza e immigrazione» è indicato dal 27% dei bresciani, dal 42% dei lombardi e dal 37% degli italiani. Quando poi il tema immigrazione viene analizzato più da vicino, il sondaggio dice che per gli intervistati «a Brescia ci sono troppi immigrati» (il 46% il delta tra chi è d’accordo e chi non lo è) e che «l’immigrazione ha messo a dura prova i servizi pubblici di Brescia» (con un delta del 9% di persone che sono d’accordo).

Il delta negativo. Delta negativo, pari al 7% tra chi è d’accordo e chi no, si ricava dalle risposte alla domanda se «l’immigrazione è un bene per l’economia di Brescia»; negativo, con il delta del 19%, alla domanda «a causa degli immigrati per i bresciani è più difficile trovare lavoro» e negativo (delta rosso pari al 31%) quando è stato chiesto se «gli immigrati hanno contribuito a rendere Brescia una città più ricca sul piano...».

Sono tuttavia 84 su cento i bresciani per i quali il problema più urgente da risolvere nella nostra città non è rappresentato dagli immigrati, anche se il quadro che emerge dalle risposte degli intervistati non nasconde paura e incertezza su uno dei temi che, insieme alle persone che emigrano, sta mettendo a dura prova il Vecchio continente e le politiche dei governi nazionali.

Realtà e percezione. Come spesso, tra la realtà e la sua percezione, non manca qui un divario. Quel che è certo è che, anche sul fronte dei migranti, la nostra città negli ultimi trent’anni si è profondamente modificata. Alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso, le prime migliaia di stranieri - soprattutto di origine maghrebina e senegalese - rappresentavano una ventata di novità.

Poi, il crollo del Muro di Berlino e della dittatura comunista in Albania, l’instabilità dei regimi politici delle nazioni africane e mediorientali che si affacciano sul Mediterraneo, la globalizzazione dei mercati e della comunicazione e la nascita dell’Unione europea hanno alimentato la spinta all’emigrazione. Il massiccio afflusso di immigrati in una provincia, come la nostra, in cui vi erano molte opportunità di lavoro (spesso in occupazioni non ricercate dai bresciani), ha contribuito a rovesciare il punto di vista sul fenomeno migratorio e sull’idea stessa di accoglienza.

I dati. Oggi, dei 196.840 residenti in città, 36.179 sono di origine straniera. Se lo sguardo si allarga all’intera provincia, i residenti sono 158.585. Il dato rimane sostanzialmente stabile, malgrado sia in crescita costante il numero di neocittadini e, fattore da non sottovalutare, siano molti anche coloro che negli ultimi anni, spesso con in tasca il passaporto italiano, abbiano scelto di lasciare Brescia ed emigrare di nuovo verso altri Paesi del Nord Europa: in base ad una stima, il 30% dei giovani bresciani emigranti è di origine straniera. Un dato stabile perché, a fronte delle «perdite», la statistica viene foraggiata dalle nuove nascite (come è noto, i figli di genitori stranieri restano tali anche se nascono in Italia) e dai ricongiungimenti famigliari.

I bambini stranieri della nostra provincia, da zero a 14 anni, sono 35.776, pari al 23% del totale degli stranieri in quella fascia di età. Neocittadini e anziani. Negli ultimi quattro anni, i neocittadini nel Bresciano sono stati 33.894, diecimila solo in città. Se facciamo alcuni salti generazionali, vediamo che gli ultrasessantacinquenni stranieri sono 4.911, pari al 3,09% degli immigrati residenti, a fronte del 21% del totale della popolazione. Dai dati Inps si evince, ancora, che nel rapporto tra lavoratori e pensionati, il rapporto è di quattro a uno tra gli italiani e di 129 ad uno tra gli stranieri. L’immigrazione negli anni non ha solo cambiato il volto della nostra città, ha essa stessa cambiato volto. Tutti ricordano il commercio ambulante dei «vu’ cumprà», economia di sussistenza ai livelli minimi.

Oggi, le imprese degli immigrati sono 13.016 nel Bresciano e dei 127 miliardi di euro frutto del lavoro immigrato (dati relativi al 2015), quattro miliardi e 106 milioni sono prodotti a Brescia. Al pari, cresce il numero dei giovani universitari «stranieri», destinati ad un inserimento di qualità nel mondo del lavoro.

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