Giovani al voto tra linguaggi social e leader che non li rappresentano

Tra sport e aperitivo, abbiamo chiesto a ragazzi e ragazze come si approcciano all'appuntamento elettorale del 25
Giovani bresciani (simbolica) - © www.giornaledibrescia.it
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Disorientati e poco rappresentati. Così i più giovani arrivano all'appuntamento delle elezioni politiche del 2022. Per capire i loro orientamenti e cosa vedono nella classe politica che si preparano a votare, siamo andati tra i luoghi dell'aperitivo serale e quelli dello sport. Nell'ambito di questo approfondimento abbiamo raccolto anche i pareri del movimento ambientalista dei Fridays For Future per sapere cos'è che percepiscono come voto utile. Ecco quello che ci hanno raccontato

Gli sportivi

Scatti, accelerazioni, salti e piegamenti. Il gesto atletico è un impulso calcolato e racchiuso in un breve, talvolta brevissimo, lasso di tempo. Una allegoria, questa, per l’immaginario comune, dell’approccio dei giovani d’oggi - concentrati più sul breve-brevissimo termine e sul momento, «perché la vita è ancora lunga e tutta da vivere», che sulla lunga distanza, - nei confronti della vita e della politica. Ma è proprio così? Le risposte, in realtà, ci hanno stupito in positivo. «La politica non è un argomento normalmente affrontato tra i giovani d’oggi - ci rivela Massimo Biasetti, ingegnere 32enne e portiere di calcio -. Solo chi ha un po’ di cultura o chi affronta questi temi con i propri genitori o con persone più grandi riesce a sviluppare un discorso sul tema». Non esiste in questo momento, si lamenta il calciatore, una figura di riferimento a livello politico, soprattutto tra i giovani.

«Gli elettori 60enni o i 70enni - prosegue Biasetti - forse si possono riconoscere in Draghi, Salvini, Renzi o Letta. Ma i giovani non si sentono assolutamente rappresentati. La situazione attuale certamente preoccupa».

Prima volta al voto, ma idee subito ben chiare, per Andrea Bettoni, classe 2001, studente di economia a Brescia e giocatore di calcio, che ci racconta: «Andrò sicuramene a votare. Un voto inaspettato e improvviso che certo non è di aiuto nella formulazione dei programmi e della proposta politica. Negli ultimi anni come sappiamo l’Italia sta cambiando troppi governi e questa instabilità politica ci sta indebolendo nei rapporti internazionali. Speriamo che in futuro i nuovi politici possano riportare l’Italia ad un livello consono alla sua importanza nello scacchiere internazionale. Non ho però fiducia in questa politica di oggi; non vedo coesione». Il futuro? La risposta è quasi unanime: «Non lo vediamo certamente roseo - conclude il 21enne -. Speriamo in una nuova classe politica emergente. Andrò a votare, è un dovere».

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Informarsi sui social

«Per informarmi sulla politica seguo sui social giovani come me che ne parlano, perché il loro gergo è più comprensibile di quello dei telegiornali e della carta stampata». E, ancora: «Voterò perché bisogna votare, però mi farò aiutare da internet o dai miei genitori nella scelta del candidato». Instagram, Tiktok, Google e Youtube come principali strumenti per informarsi, tanta indecisione sui candidati da votare e amarezza: ecco che cosa pensano della politica alcuni dei giovani intercettati durante l’aperitivo in piazzale Arnaldo. Alcuni hanno qualcosa da dire e la esprimono in maniera disincantata. Per Letizia (23 anni) «la politica dovrebbe aiutare di più noi giovani, che ci sentiamo parecchio disorientati», Francesco (20 anni) dice: «Voterò, non saprei però quale partito, perché non ce n'è uno in particolare in cui mi ritrovo».

Gemma (23 anni) racconta: «Per informarmi non sono io che cerco contenuti, ma leggo quello che condividono le persone che seguo sui social e se lo trovo interessante clicco sul link e leggo l’articolo». La politica è lontana, parla una lingua incomprensibile e non prende in considerazione temi giudicati importanti.

«Vorrei che prendessero più in considerazione il problema della criminalità giovanile» afferma Sara (23 anni), «vorrei che la politica ci venisse più incontro sulla questione ambientale» commenta Emanuela (21 anni). Per le vie della città c’è un gruppo di skaters. «Andare in skate è libertà, amicizia, ma anche inclusione e un metodo per vivere le strutture urbane della città. Noi rispettiamo quello che abbiamo intorno e siamo molto attenti all’ambiente - spiegano -. Ai politici chiediamo più libertà e regole meno restrittive». Simone (18 anni) aggiunge: «La nostra generazione non ha molte fonti a cui attingere per informarsi bene sulla politica. Usiamo più i social e il web ma non ci informiamo appieno».

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