Fuori gioco le lacrime «azzurre»

Alla fine la catastrofe si è abbattuta sul calcio italiano
Buffon in lacrime dopo l'eliminazione contro la Svezia
Buffon in lacrime dopo l'eliminazione contro la Svezia
AA

Come tanto temuto dal presidente della Federcalcio («Se non ci qualifichiamo è un’apocalisse», Tavecchio dixit) alla fine la catastrofe si è abbattuta sul calcio italiano affondando sogni di un Paese che si ricompatta ogni quattro anni e scatenando un diluvio di parole, tra retorica a fiumi e valanghe di alibi.Nella ricerca di un colpevole si è scritto e detto di tutto.

C’è stato chi ha dato la colpa ai troppi stranieri nelle squadre italiane, chi alla presenza dei meno patriottici «oriundi» nella Nazionale, chi ai pochi giocatori con esperienza internazionale. Altri hanno puntato il dito contro il sistema-calcio, altri addirittura contro il sistema-paese, colpevole di non saper fare squadra, non ricordando che le divisioni risalgono all’epoca dei Comuni e non sono frutto di referendum recenti. Qualcuno ha accusato la mancanza di impianti sportivi per crescere i giocatori di domani, dimenticando che i grandi campioni hanno iniziato giocando in strada o nei campetti degli oratori.

Pochi hanno ricondotto le responsabilità della sconfitta solo e soltanto a chi è sceso in campo: i giocatori. Una squadra di scarso valore che già nel girone eliminatorio era parsa alla frutta pareggiando con la Macedonia e che nei 180 minuti dello spareggio con la Svezia non è stata capace di segnare un gol. Non convocare Balotelli è stato un errore. Come è stato sbagliato insistere su quel gruppo di perdenti di successo passato indenne dalle macerie di Brasile 2014 alla polvere di stelle di Euro 2016. Giocatori che hanno influenzato le scelte del ct Ventura, salvo poi non essere influenti sul campo. Prima bravi solo a parole, poi dalla lacrima facile in tv. Ma chi è causa della propria catastrofe pianga se stesso.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia