Farmaci letali: «Accusato di omicidio con informazioni false»

Un'infermiera ed un medico testimoniano a favore del primario di Montichiari Carlo Mosca accusato di duplice omicidio volontario
Il Palagiustizia di Brescia -  © www.giornaledibrescia.it
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Prosegue il processo a carico di Carlo Mosca, l’ex primario del pronto soccorso di Montichiari finito a processo davanti alla Corte d’assise con l’accusa di aver ucciso volontariamente due pazienti Covid, somministrando loro dosi di farmaci letali.

In aula due infermieri e un medico al lavoro con Mosca il 19 e il 22 marzo del 2020, i giorni finiti al centro dell’inchiesta dei Nas e della procura per la morte dei due pazienti addebitata al primario.

Tra loro il dottor Riccardo Battilana. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il medico avrebbe ricevuto da Mosca una confessione extragiudiziale. Battilana gli chiese se avesse somministrato Propofol e Succinilcolina ai pazienti e questi gli avrebbe risposto, abbassando il volume della sua voce, con un «eh sì» significativo. «Non ricordo nulla - ha detto al proposito il testimone - perché a quella conversazione non diedi assolutamente peso. Questa la ragione per la quale non mi ricordo nulla di quanto ci dicemmo. Ricordo solo che Mosca era sconvolto per l’inchiesta».

Pronta a difendere Mosca a spada tratta è l’infermiera Silvia Fenocchio, da anni in servizio all’ospedale di Montichiari. «Il dottor Mosca non mi ha mai chiesto di somministrare Succinilcolina ai pazienti» ha spiegato Fenocchio, che sul punto è stata comunque incalzata. A chi le fa notare che il collega Bonettini - l'infermiere che avviò un’indagine interna, ma che non sottoscrisse l’esposto a carico di Mosca - riferì il contrario, lei risponde: «Gli ho detto che non avevo sentito e visto nulla - ha risposto Fenocchio -. Lui semmai mi disse invece che aveva visto qualcosa. Ma non è possibile, dato che quella sera (il riferimento è al 19 marzo, quando in pronto soccorso vi era il paziente Angelo Paletti, ndr) non era nemmeno al lavoro».

L’iniziativa del collega Bonettini di avviare un’indagine interna non piacque a Silvia Fenocchio. «Mi ha deluso, lo conoscevo da anni ed eravamo in buoni rapporti - ha risposto l’infermiera -: non avrebbe dovuto coinvolgermi e farlo utilizzando informazioni false».

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