Donne medico discriminate in un ambiente su misura per l'uomo
Donne medico: sempre più numerose, ma costrette a lavorare in un ambiente su misura per gli uomini. È quanto emerge da uno studio realizzato dall’Ordine dei medici di Brescia, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Brescia Medica. Premessa fondamentale, ricordata dal presidente dell’Ordine provinciale dei medici e odontoiatri Ottavio Di Stefano, è che a Brescia le neo-dottoresse sono il 60.7%, prevalenza che si mantiene stabile fino ai 49 anni, per poi riequilibrarsi tra i 50 e i 54 anni e invertirsi sopra i 55 anni, età in cui la presenza di camici rosa scende al 31%.
«Le pari opportunità - ha detto Di Stefano - vengono di fatto sbilanciate: è l’attuale condizione di lavoro medico al femminile, che preclude, per scelta o per ineluttabilità, la progressione di carriera. Ed è una situazione che stride, visto che la comunità medica è proiettata al femminile».
Al sondaggio online hanno risposto 395 (su 7.378 medici iscritti all’Ordine di Brescia, di cui il 44% donne) ed è emerso che essere donna è il principale fattore di discriminazione, seguito dalla nascita di un figlio. Le discriminazioni riguardano l’assunzione, la progressione di carriera, il salario, i rapporti con i colleghi e con i pazienti. Quasi l’80% delle donne (e il 70% degli uomini) dichiara di averne subite. Per il 60% delle donne (e per il 30% degli uomini) che hanno risposto al questionario, il lavoro ha condizionato in modo significativo la scelta di formare una famiglia.
Gli ostacoli avvertiti sono la rigidità degli orari e la precarietà; sono inoltre ancora sporadiche le iniziative di welfare aziendale come asili nido, accesso al part time e smart working (cioè lavoro privato dei tradizionali vincoli a luogo e orario). Secondo il campione, l’ambiente lavorativo non è inclusivo e il 15% delle donne dice di patire un contesto maschilista.
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