«Biesse», dalla Bella Italia alla Dama Bianca

Dal 7 col GdB il quarto numero della Rivista di Storia Bresciana, edita dalla Fondazione Negri
La copertina del nuovo numero di Biesse - Foto © www.giornaledibrescia.it
La copertina del nuovo numero di Biesse - Foto © www.giornaledibrescia.it
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È «La Bella Italia», nome con il quale è popolarmente noto il monumento in piazza Loggia ai caduti delle Dieci Giornate, l’immagine - risalente ai primi anni del ’900 - scelta per la copertina del quarto numero di «Biesse», il periodico bimestrale... targato Brescia.

Numero che, ancora una volta, approda in edicola - dal 7 maggio - esclusivamente in abbinamento con il nostro giornale, a 8 euro (più il prezzo del quotidiano).

«I lettori - scrivono Marcello Zane, direttore responsabile, e Mauro Negri, presidente della Fondazione Negri che edita la rivista - hanno certamente compreso come sia il rapporto fra le straordinarie immagini dell’Archivio Negri e i testi (...) a garantire la bellezza di queste pagine».

«Le testimonianze visive - aggiungono - sono certamente fonti storiche e chiavi di accesso a epoche meno recenti. Ma senza un testo che le accompagni, queste rischiano di restare "mute", quasi inespressive oltre l’iniziale stupore».

Ecco, così, che «Biesse» vede «intrecciarsi questi elementi, l’informazione scritta e il taglio della pluralità di immagini, in grado di far confluire e rendere interessanti i diversi filoni di ricerca e alimentare la curiosità». Il risultato è «una rivista nella quale le singole discipline - la società, l’economia, il design, le biografie, l’urbanistica, la storia della fotografia e della comunicazione - dialogano costantemente (...).

Le uniche linee guida sono, volutamente, il parametro cronologico legato all’Otto e Novecento e il territorio bresciano con la sua inesausta vitalità». Il testo sulla Bella Italia - opera dello scultore Giovanni Battista Lombardi, della dinastia operante nelle cave del marmo fra Botticino e Rezzato, e primo monumento risorgimentale della città - è dello stesso Marcello Zane, che dell’opera sottolinea l’«aspetto fiero ad incarnare l’eroismo dei bresciani combattenti sulle barricate delle X Giornate (avviatesi proprio in questa piazza il 23 marzo 1849) e gli occhi dallo sguardo intenso fisso all’orizzonte».

Gli altri richiami principali sono dedicati al Circuito del Garda (la corsa con partenza e arrivo a Salò, passando per Roè Volciano e i Tormini, cui si diede vita dal 1921 al 1966 e che, ricorda Giancarlo Cavallini, ospitò negli anni piloti di fama); al Santuario della Madonna della Stella (raccontato da Gabriele Chiesa) sulla cima della collina tra Concesio, Gussago e Cellatica; al giardino di via dei Mille a Brescia («Un parco per la città») descritto da Enrico Mirani. 

Ancora: «La burocrazia si stampa», focus di Mauro Negri sulla Tipografia Apollonio; la ricostruzione dopo la guerra del Viadotto di Desenzano (Mirani); l’Anesone Triduo «liquore Liberty»; il Palazzo per i lavoratori, nell’attuale piazzale Repubblica, simbolo del Novecento sindacale (Negri); Vestone nella qualità di «capitale» valsabbina; la «piazza pendente» di Rovato; «Donne bresciane al lavoro, fra pettegolezzi e bucato» (Zane); la Terra «piana e fantasiosa» di Giovanni Paneroni (Chiesa); Tavernola Bergamasca «dentro» il lago (d’Iseo) per i fenomeni di smottamento ed avvallamento (Silvia Boffelli); le «Case operaie e non popolari, chiamate borgo Lenin» di Campo Fiera (Zane). Quasi in chiusura, il fantasma del Castello a Padernello (Gian Mario Andrico), a completare un arco al femminile tra lo sguardo della Bella Italia e i segreti della Dama Bianca.

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