«Al piccolo Andrea auguro di trovare una famiglia vera»

Dopo il caso del neonato trovato in centro storico, parla Emanuele Marini, abbandonato da bambino e ancora alla ricerca della madre naturale
Emanuele Marini piccolo con il papà adottivo
Emanuele Marini piccolo con il papà adottivo
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Si è sentito parte della notizia. Come se quel bambino trovato in strada fosse lui. Forse perché, proprio come quel bambino, anche lui è stato abbandonato alla nascita. «Anche se nel mio caso chi mi ha partorito ha avuto la decenza di lasciarmi in ospedale».

Emanuele Marini del suo inizio vita conosce solo la data: 4 aprile 1990. «Poi alle mie spalle ho un enorme buco nero. Non conosco i miei genitori naturali, non so dove sono nato, perché sono stato abbandonato. Nulla. Ho dei documenti dell’Ospedale Civile, ma non so se mi hanno lasciato lì o se effettivamente sono stato partorito a Brescia».

Mesi fa lo avevamo incontrato dopo una diretta televisiva, davanti alle telecamere Rai, quando l’autunno scorso raccontò il suo desiderio. Trovare la madre naturale.

«Ho fatto passi avanti rispetto a quel giorno - racconta oggi -. Ho presentato l’istanza in tribunale e resto in attesa. So che sarà lunga ma fino a quando non avrò risposta non mi fermerò». Va avanti nella sua ricerca pur con la consapevolezza che l’esito potrebbe essere negativo. «Potrei ricevere una porta in faccia, sentirmi dire che nessuno c’è o che nessuno mi vuole incontrare, ma continuo a inseguire il mio sogno». 

Sul percorso di Emanuele si è inserita la notizia dell’abbandono del piccolo Andrea, il neonato di pochi giorni ritrovato lunedì sera in via delle Nottole in città. «Ho troppi figli» è stato il ragionamento della donna che lo ha abbandonato e la sera stessa è tornata in Francia in treno con gli altri cinque bambini. «Mi è venuta la pelle d’oca quando ho letto la notizia» racconta Emanuele Marini cresciuto in una famiglia bresciana che lo sta affiancando nella sua ricerca della verità.

«Un conto - dice - è essere lasciato in ospedale o comunque in una struttura dove il bambino può essere assistito, un altro è l’abbandono in mezzo ad una strada. È qualcosa di disumano. Il poliziotto che lo prende in braccio è un’immagine bellissima». Il 28enne è sicuro: «Già è un trauma quando sai che sei stato adottato, non voglio pensare se mai saprà che è stato lasciato su un marciapiede. Non so come si farà a spiegarglielo».

Il pensiero di Emanuele va così al neonato per il quale ora saranno avviate le pratiche di adozione. «Se fosse più grande gli parlerei e gli direi: quando vuoi ci sono». Invece Andrea, poco più di dieci giorni, non si è probabilmente accorto di nulla.

«Spero che un giorno possa leggere quanto gli dico: non sarà facile affrontare la vita non sapendo nulla sulla nascita però gli auguro come accaduto a me di trovare una famiglia nuova e amici fantastici. Andrea - è il messaggio diretto al neonato - in futuro tieniti strette queste persone e non ascoltare chi punterà il dito contro di te, chi magari ti farà pesare una vicenda che ti segnerà per sempre».

 

 

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