«Abbiamo pianto, ci siamo sostenuti: ora siamo più forti»

La testimonianza di una infermiera dell'Ospedale di Gardone Valtrompia apre la pubblicazione delle testimonianze di «Cuori in prima linea»
Medici assistono un paziente affetto da coronavirus - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Medici assistono un paziente affetto da coronavirus - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Ecco di seguito la testimonianza di una infermiera dell'Ospedale di Gardone Valtrompia, che apre la pubblicazione delle testimonianze di «Cuori in prima linea»l'iniziativa promossa da Giornale di Brescia e IntesaSanPaolo: abbonamenti trimestrali gratuiti al GdB in versione Digital e la possibilità riservata proprio al personale sanitario che ha affrontato la pandemia in tutta la sua durezza - professionale e psicologica - di raccontare le storie vissute durante la pandemia per farne un prezioso patrimonio di testimonianze da preservare.

Le storie possono essere inviate all'indirizzo email cuorinprimalinea@giornaledibrescia.it.

 

Lavoro come coordinatore infermieristico in chirurgia Spedali Civili presidio di Gardone Valtrompia. Il 12 marzo vengo chiamata e mi dicono che devo trasformare immediatamente il mio reparto in reparto Covid. Terrore immediato: ma come faccio? Con che materiale? Cosa devo fare? Con quale personale che ho solo due infermieri in turno? Risposta: ti aiuteremo, ma entro stasera devi essere Covid, a Brescia stanno scoppiando, il bisogno è immediato!

Ci rimbocchiamo le maniche, recuperiamo materiale da tutti i reparti, quel giorno eravamo il secondo reparto che si trasformava in Covid nel presidio, trasferiamo i nostri pazienti nel reparto di ortopedia e alle 20 siamo pronti per accettare i primi pazienti. Iniziamo la vestizione ed ecco i primi ingressi, l’inizio è stato come un macigno: pazienti spaventati e terrorizzati, con fame d’aria, bisognosi di guardarci negli occhi nonostante la nostra visiera perché era il loro unico contatto, le voci alterate dalle mascherine, il tocco delle mani per rassicurare quasi inesistente causa guanti. Quella sera sono tornata a casa alle 24 (avevo timbrato alle 7), senza cena e con il cuore spezzato, tanta paura e tanta voglia di piangere.

Siamo rimasti Covid fino alla fine di maggio, di tutto questo non scorderemo nulla, non scorderemo le crisi di panico dei pazienti, le nostre rassicurazioni poco rassicuranti (in fin dei conti non sapevamo nulla di questa pandemia), i tanti sacchi chiusi dopo la nostra benedizione di laici e una preghiera piena di lacrime, le tante mani tenute per ore perché non accettavano il casco respiratorio, le telefonate ai familiari, unico momento in cui i pazienti potevano vedere i loro congiunti. E poi la paura per gli incendi, in quanto oltre agli attacchi presenti in reparto di ossigenoterapia, utilizzavamo in media 40 bombole al giorno di ossigeno, insomma il nostro reparto era iperossigenato.

Però di questo periodo ricordo anche cose belle, il presidio si è adattato a questa situazione in maniera ottimale, ci siamo suddivisi sui reparti e amalgamati con tutti i colleghi delle altre specialità, ci siamo aiutati molto sia lavorativamente che psicologicamente, abbiamo riso e abbiamo pianto insieme e imparato davvero tanto, perché comunque il desiderio di prenderci cura delle persone ricoverate ha generato davvero tanta empatia sia con i pazienti che tra di noi.

Ringrazio allora il Signore per averci preservato tutti dalla malattia, di averci dato la forza di resistere e soprattutto la forza di aiutare senza mai lamentarci. Ringrazio tutti i miei colleghi per l’aiuto, tutti gli infermieri, gli operatori, i medici e tutto il personale presente nel presidio, senza tutti loro non avremmo potuto farcela. Ringrazio tutti coloro che ci hanno deliziato il palato, sia i ragazzi della cucina che tutte le persone esterne, che con dolci, primi piatti e pizze ci hanno rasserenato. Ringrazio tutti coloro che ci hanno donato materiale e tutti coloro che ci hanno dimostrato la vicinanza con scritti, disegni, manifestazioni di ogni genere. Ringrazio i pazienti per tutti i grazie sussurrati nonostante le nostre incertezze.

Non scorderemo mai nulla di questi mesi passati, ma abbiamo davvero imparato tanto e siamo certi che nel caso si ripresentasse noi saremo più forti di questo maledetto virus e ce la faremo di nuovo a combatterlo, certi che l’unione fa la forza.

Gabriella Peli · infermiera da 35 anni

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