È l'anno di una rivoluzione

Forse per i libri di storia il 2020 non sarà solo l’anno della pandemia, ma anche il giro di boa di una rivoluzione industriale
Un uomo con una mascherina - Foto Ansa/Epa © www.giornaledibrescia.it
Un uomo con una mascherina - Foto Ansa/Epa © www.giornaledibrescia.it
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Forse per i libri di storia il 2020 non sarà solo l’anno della pandemia, ma anche il giro di boa della rivoluzione industriale dell’ultimo ventennio. È facile comprendere quanto stia profondamente mutando il rapporto tra uomo e tecnologia.

Con l’emergenza i dispositivi hi-tech sono stati utilizzati da chiunque sempre meno come oggetti di svago e sempre più come fondamentali ponti di interconnessione. E questo non poteva che accadere in un periodo in cui è stata a rischio ogni forma di aggregazione e di scambio. Eppure non tutto ha funzionato. È stato ad esempio un esperimento compromesso quello della didattica a distanza per una scuola che fonda la divulgazione del sapere sull’interazione diretta. Ma non solo. Pochi giorni fa il New York Times scriveva che «nell’economia del Covid-19 puoi avere un bambino o un lavoro. Ma non puoi avere entrambi».

La verità è che forse lo smart working funziona davvero solo se è una libera scelta. E non una - pur necessaria - imposizione. Perché annulla lo spazio privato. La casa diventa ufficio, il tempo libero lavoro, il mormorio domestico fastidio. E un presupposto non negoziabile del ritorno alla normalità è che anche alle famiglie venga restituita quella ordinarietà di cui hanno bisogno.

 

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