Bassa

Tamponi offerti dal parroco per i contatti del prete no vax

Il gesto dell’abate Pellegrini, mentre resta ricoverato in gravi condizioni don Massimo Caprioli
La parrocchiale e la canonica di Pontevico © www.giornaledibrescia.it
La parrocchiale e la canonica di Pontevico © www.giornaledibrescia.it
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«Ho voluto compiere un gesto personale di vicinanza ai parrocchiani». Monsignor Federico Pellegrini, abate della parrocchia dei Santi Tommaso e Andrea di Pontevico, cerca così di restituire serenità in paese e di cementare la comunità dopo il caso del sacerdote no vax contagiato e ora ricoverato in gravi condizioni al Civile.

Con un avviso pubblico, Pellegrini ha infatti offerto di rimborsare personalmente i tamponi a tutti i concittadini che nelle scorse settimane abbiano avuto contatti con il sacerdote, o che abbiano partecipato alle celebrazioni del 7 novembre alle 9.15 a Chiesuola e alle 10.30 a Bettegno e a quella tenutasi al cimitero comunale alle 15 dell'8 novembre. Ed è lo stesso monsignor Pellegrini a diffondere pubblicamente il nome del presbitero non vaccinato, per tutelare tutti i parrocchiani che in queste ore hanno temuto per la propria salute.

Si tratta di don Massimo Caprioli, il sacerdote 59enne che si trova ora intubato nel reparto di Terapia Intensiva degli Spedali Civili di Brescia. Le sue condizioni sarebbero stabili ma ancora critiche. Convinto no vax, don Massimo distribuiva spesso la comunione a domicilio nelle case di anziani, malati e nelle case di riposo. Ed è proprio questo suo servizio a preoccupare e a far storcere il naso allo stesso tempi ai fedeli di Pontevico. L'abate Federico Pellegrini, responsabile della parrocchia dei Santi Tommaso e Andrea, tiene intanto monitorata la rilevazione di eventuali contagi in paese, riferendo: «Sono in costante contatto con l'Ats di Brescia per valutare la situazione sanitaria, comunicherò tutti gli aggiornamenti».

Forse, però, servirà più tempo per riportare la tranquillità nel piccolo comune della Bassa - dove i residenti appaiono ancora visibilmente provati dalla vicenda. Il peggioramento repentino delle condizioni di don Massimo ha acuito la percezione del rischio di contagio tra molti. E la crescita dei nuovi casi di coronavirus in paese - più di 20 in una settimana - non ha aiutato. E anche se tutti sperano in una pronta guarigione del sacerdote, negli ultimi giorni molti a Pontevico non hanno voluto esimersi dal condannare la scelta di non vaccinarsi - ritenuta incompatibile con il suo servizio di confessore a domicilio per quelle fasce della popolazione che sono più a rischio.

Chi si esprime sul caso, usa spesso parole nette, giudicando negativamente senza se e senza ma le posizioni del sacerdote 59enne e confessando ora una paura diffusa tra le famiglie del paese. La stessa Curia bresciana ha fatto sapere che «la Diocesi ha più volte sollecitato tutti i propri sacerdoti a vaccinarsi, secondo le indicazioni della Cei e di papa Francesco», ma il messaggio non deve aver convinto proprio tutti. Neanche a Pontevico, dove tutto è cominciato quando nel 2020 il primo caso di covid nel Bresciano è stato scoperto.

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