Valsabbia

Al lavoro per ricostruire la casa divorata dal rogo

Intanto, e fin dalla domenica sera, tante le braccia di familiari, amici ed operai, che si sono dati da fare per rimuovere macerie
  • L'incendio ad Agnosine
    L'incendio ad Agnosine
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    L'incendio ad Agnosine
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«Tutto per una canna fumaria, roba da non credere». Ancora col naso all’insù, in via Carfio ad Agnosine, ad osservare quelle travi annerite, l’unica cosa rimasta del tetto che ha preso fuoco nel primo pomeriggio di domenica nel cortile dei Berardi

Intanto, e fin dalla domenica sera, tante le braccia di familiari, amici ed operai, che si sono dati da fare per rimuovere macerie, rassettare, asciugare, pulire... Subito a ricostruire, perché è il modo migliore di superare lo sconforto.

Con la solidarietà dei vicini, che si sono proposti per ospitare anche offrendo un giaciglio ai due ragazzi di 8 e 14 anni, ai loro genitori o ai nonni che abitano al primo piano della casa violentata dalle fiamme. In sei infatti, rischiavano di dovere passare la notte fuori casa. Invece si sono arrangiati: impossibilitati ad utilizzare l’appartamento al secondo piano, quello mansardato sul quale insieme alle travi annerite erano collassate anche tutte le tegole, visto che la soletta era riuscita a trattenere il grosso dell’acqua versata con gli idranti e che l’impianto elettrico di quello sotto reggeva, figli e nipoti si sono arrangiati alla bell’e meglio in casa dei nonni e al piano terra, con la taverna e l’uso cucina. Rimane ancora da capire come sia possibile che le canne fumarie possano bruciare i tetti delle case, soprattutto quelle nuove o recentemente ristrutturate: «Vedremo se in questo caso tutto era regolare - ci ha detto un vigile del fuoco salodiano impegnato domenica nello spegnimento -. Noi sappiamo che in un anno di questi interventi ne abbiamo fatti più di settecento».

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