Valcamonica

Valle Inferno, il paradiso verde minacciato da una centralina

La Provincia autorizza una nuova centralina idroelettrica in un'area selvaggia: l'allarme degli ambientalisti
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È di nuovo allarme ambiente ed acque a Esine. Mentre resta alta la guardia per il destino del torrente Grigna, uno dei più «torturati» e malconci della provincia, le preoccupazioni si sono in questi giorni spostate su una delle ultime «meraviglie selvagge della natura», un’area tra le più incontaminate della Valcamonica e dell’intera regione, ovvero la valle dell’Inferno. Per gli ambientalisti si tratta di un vero e proprio «spettacolo e paradiso d’acqua», godibile da parte di tutti, ma oggi messo in pericolo dall’ennesima e nuova concessione per la realizzazione di una centralina idroelettrica. 
 
A inizio agosto, infatti, la Provincia ha comunicato di aver autorizzato il progetto di captazione dell’acqua a uso idroelettrico da parte della società Iniziative bresciane Spa di Breno, che interessa la valle dell’Orso, tributaria della valle dell’Inferno, e la stessa valle del torrente Resio. L’opera interessa il tratto di fiume da quota 1.357 a 1.141 metri d’altitudine, cioè la parte alta del corso d’acqua, a monte dell’esistente presa per la centrale della Sacca.
 
Nello specifico, la concessione trentennale riguarda la derivazione dal corpo idrico superficiale valle dell’Orso in comune di Gianico e dal torrente Resio in territorio di Esine e Gianico, per una portata media di 190 litri al secondo e massima di 900. Il salto di 172 metri consentirà di produrre una potenza nominale media di 320 kiloWatt e una produzione media annua stimata di 2milioni e 300 mila kWh.
 
Il progetto è visionabile in Municipio e ci sono trenta giorni di tempo per presentare osservazioni e opposizioni da parte di tutti in Broletto. Per questo gli ambientalisti camuni chiedono ai cittadini di attivarsi: «Non fidatevi di chi parla di deflusso minimo vitale dei fiumi, basti vedere come è ridotto il torrente Grigna da 15 anni. Bisogna diffondere la notizia il più possibile, perché la mobilitazione popolare è l’unico strumento efficace per difendere questo tesoro naturale da chi sfrutta e specula su una cattiva legge, che confonde l’energia rinnovabile con la devastazione del territorio».

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