Valcamonica

Un referendum per il tempio crematorio della discordia

Mancano poco meno di cinque settimane al referendum che chiederà ai cittadini di Berzo Inferiore di scegliere se costruire un tempio crematorio
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Mancano poco meno di cinque settimane al referendum che chiederà ai cittadini di Berzo Inferiore di scegliere se costruire un tempio crematorio nell’area cimiteriale. Dopo il fallimento di Esine, la società proponente ha presentato un piano per realizzare l’impianto a Berzo Inferiore, ma la Giunta non ha voluto scegliere in autonomia su un argomento così delicato e ha messo tutto nelle mani dei berzesi.

In preparazione di domenica 13 marzo, data del voto, sono stati organizzati due incontri in palestra per fornite tutte le indicazioni possibili: il 17 febbraio col progettista, che illustrerà la proposta, e un consulente medico, che spiegherà i pro e i contro dell’iniziativa, e il 4 marzo col sindaco di Albosaggia (So), che ha permesso di edificare un tempio crematorio nel suo Comune.

Nel frattempo in paese stanno crescendo timori, dubbi e anche qualche strumentalizzazione. Come già successo per Esine, stanno circolando parecchie voci sulla pericolosità dell’impianto per l’ambiente e per la salute dei cittadini, arrivando a paragonare Berzo a Chernobyl, con notizie a volte fuorvianti. Oltre a contestare la struttura, ci sono residenti che non sono d’accordo neppure con la modalità di svolgimento del referendum, tirando in ballo la prefettura per un parere.

Anche nel confinante paese di Cividate, situato ai piedi della collinetta dove potrebbe essere eretta la struttura, qualcuno si starebbe mobilitando per opporsi, temendo, anche in questo caso, danni ambientali. Ieri si è fatto sentire anche l’eurodeputato del movimento 5Stelle Marco Zanni, che in un comunicato si è detto contrario al progetto berzese, per i possibili danni che potrebbero derivarne, ma non alla costruzione di un crematorio. Zanni, infatti, propone alle autorità locali di lavorare a una soluzione alternativa «che tuteli prima di tutto la salute dei cittadini, ma risponda anche alle esigenze di nuovi forni crematori nella zona». L’esempio è il nord Europa, dove «si utilizza un processo di cremazione a freddo, la criomazione, che non rilascia sostanze nocive nell’aria e rispetta le esigenze etiche». Procedura che però in Italia non sarebbe ancora ammessa. 

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