Valcamonica

Sette italiani a lavorare in nero per una cinese

Laboratorio tessile abusivo scoperto dai carabinieri e dall'ispettorato del lavoro. Multe per 35mila euro
  • Laboratorio clandestino ad Artogne
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Titolare dell'attività è una donna cinese. Ma tra le macchine da cucire ammassate in un capannone non c'erano solo suoi connazionali. Anzi, gli italiani al lavoro erano più del doppio dei cinesi: sette italiani e tre orientali. E' emerso tutto questo dal controllo messo in campo dal Nucleo Operativo Radiomobile dei carabinieri della Compagnia di Breno insieme ai colleghi della stazione di Artogne e al personale dell'Ispettorato del Lavoro. 

Il controllo è scattato nei confronti di una 52enne cinese titolare di una ditta individuale con sede legale a Prato ma sede operativa ad Artogne. In un capannone i militari hanno trovato undici persone al lavoro sulle macchine da cucire, impegnate a confezionare abiti. Tra queste sette italiani, tutti residenti in Valcamonica, e tre cinesi regolari oltre alla titolare. In una stanza ricavata nello stesso laboratorio altri tre cinesi che stavano dormendo, probabilmente dopo aver finito il turno. Una di questa è risultata irregolare e per questo trasferita in un centro di identificazione ed espulsione. 

Tutti i lavoratori erano in nero così come l'attività è risultata del tutto sconosciuta al comune di Artogne.

La titolare è stata denunciata per l'impego di personale in nero e di stranieri irregolare e le è stato notificato anche il provvedimento di sospensione dell'attività imprenditoriale oltre a sanzioni amministrative per complessivi 35mila euro.  

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