Cultura

La performance di Nicola Fornoni nel sottopasso della stazione

Seduto sulla sedia a rotelle con il volto coperto da uno specchio: l'artista bresciano racconta la performance Nemo propheta in patria
Nemo propheta in patria
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È rimasto immobile per sette ore nel sottopassaggio ferroviario della stazione di Brescia, su una sedia a rotelle. Uno specchio tondo nascondeva il suo viso, come una maschera. Ma chi era quell’uomo vestito di nero? Cosa stava facendo realmente? E soprattutto: perché? Pochi passanti quel giorno (nel maggio scorso) hanno osato chiedere spiegazioni.

 Adesso queste domande trovano risposta, grazie ad un emozionante video disponibile online sul canale Vimeo dell’artista bresciano Nicola Fornoni. Era proprio lui, infatti, il misterioso sconosciuto sul volto del quale le persone in transito potevano vedere riflessi i propri lineamenti, avvicinandosi per interrogare lo specchio. Una sfida. 

«Si è trattato di una performance - racconta il ventiseienne - che desideravo affrontare per mettermi alla prova: volevo dimostrare come un fisico apparentemente debole possa rivelarsi più forte delle aspettative. Il mio percorso artistico, avviato per lanciare messaggi sociali (ad esempio denunciare le barriere architettoniche), si è evoluto verso un ragionamento focalizzato sul corpo, non solo a livello personale, ma universale».


 
Fornoni non ama le definizioni standard (in primis la parola «disabilità»), perché ritiene che diventino spesso facili etichette. «Talvolta la terminologia specifica - sottolinea l’artista - piuttosto che aiutare a prendere atto delle situazioni rischia di allontanare dall’approfondimento. Può addirittura diventare un limite alla comprensione delle particolarità che rendono unico ogni individuo». 

La performance bresciana è stata ideata su invito del festival di arte contemporanea siciliano «Estrazione/Astrazione» di Caltanissetta, che ha chiesto a Fornoni di partecipare all’edizione svoltasi alla fine di luglio, ragionando sul tema della «duplicazione». 

«Ho scelto il titolo "Nemo propheta in patria" per dare un segnale alla mia città natale, dove sento di non essere ancora stato "scoperto", ma volevo anche alludere, più in generale, a tutte quelle voci inascoltate che spesso si rivelano illuminanti e innovative» racconta Nicola, che ha esposto in numerose gallerie in Italia e all’estero. 

«Restare nel sottopassaggio, senza vedere, ma sentendo le voci della gente e i rumori, è stato faticoso. Mi sentivo prigioniero, come quel personaggio interpretato da Tom Hanks nel film "The terminal", che vive bloccato in un aeroporto. Pochi si sono fermati, tuttavia c’è stato chi si è interrogato e qualcuno ha atteso la fine dell’esecuzione per guardare "oltre lo specchio"». 

Gesti timidi, ben riassunti nel video di due minuti e mezzo che l’artista ha chiesto di realizzare ad un fidato complice, il regista bresciano Stefano Resciniti. «Ci siamo conosciuti all’Accademia SantaGiulia durante gli studi, da poco conclusi da entrambi. Apprezzo la sensibilità di Stefano nel comporre le immagini e il ritmo dei suoi montaggi. Collaboriamo da circa un anno, in grande sintonia» spiega Fornoni. 

Il film-maker venticinquenne racconta: «Posizionavo la videocamera sul cavalletto, componevo l’inquadratura e mi allontanavo. Ora dopo ora mi chiedevo se i passanti vedessero al di là delle apparenze. Molti camminavano in fretta, verso i treni in partenza, quindi non credo sia giusto esprimere giudizi. Per ricreare l’atmosfera vissuta ho velocizzato l’arco temporale con la tecnica del time-lapse e definito una linea narrativa basata sui dettagli». L’occasione di fermarsi a riflettere si ripropone, ora, dinanzi al video.

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