Cultura

Dieci cose che ho imparato leggendo il libro di Vasco Rossi

Ci sono storie alla base delle canzoni di Vasco Rossi che meritano davvero. Eccone alcune, tratte dal suo libro «XL»
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La mia storia preferita su Vasco Rossi me la raccontò un amico, una decina d’anni fa. Attorno ai primi anni Ottanta era andato a fare un torneo di scherma in Emilia Romagna e un pomeriggio, durante una pausa dalle gare, aveva deciso assieme ad altri compagni di squadra di andare a trovare Vasco a casa sua. Il gruppetto arrivò, suonò il campanello e venne accolto dalla madre di Vasco. «È in piscina», disse. Andarono tutti in piscina ed effettivamente lui era lì, seduto su una sdraio, «vestito alla Vasco», con un cocktail in mano. Fu molto gentile e fece un autografo a tutti, poi pare che lasciò il cocktail al mio amico.

Verità o fantasia? Alcuni particolari mancano, qualcosa può sembrare incongruente (come facevano a sapere l'indirizzo di Vasco?), ma non me ne è mai importato molto, perché comunque mi piaceva l’idea di questo gruppo di undicenni in gita dalla rockstar, di lui con gli stivali a bordo piscina, di un’estate che scivolava tra l’infanzia e la giovinezza.

Nel libro appena pubblicato da Vasco Rossi, «XL - 40 anni di canzoni (con i miei commenti)», ci sono invece una serie di aneddoti certamente veri, dato che li scrive lui, che aiutano a capire meglio alcuni testi e le circostanze in cui sono nati. Tutto ciò naturalmente, in vista del Modena Park di sabato 1 luglio.

1) In «Colpa d’Alfredo» il tizio era bianco e Alfredo non si chiamava Alfredo
Nella canzone c’è lei, che non perde tempo, c’è Vasco, che se la vede portare via, e Alfredo, che si prende la colpa. Poi c’è quell’altro. «Raccontavo a Massimino, che era sempre a casa mia, l’avventura che mi era capitata la sera prima al Terminal, il locale dove lavoravo (...). Dovevo accompagnare a casa una tipa, con la quale tra l’altro ero già d’accordo, ma mentre io perdevo tempo con "Alfredo" lei aveva incontrato uno più svelto e se ne era andata con lui (si chiamava Santino, era molto carino e non era nero)! Parlando e strimpellando la chitarra, esageravo con le immagini e, intanto, nasceva la canzone. Alfredo esiste davvero, non si chiama così. Lo vedo ancora e non ha perso il vizio di parlare».

 

 

2) «Siamo solo noi» è volutamente uguale a «Colpa d’Alfredo»
«Siamo solo noi nasce provocatoriamente sugli stessi accordi di Colpa d’Alfredo - scrive Vasco -. Per dimostrare ai critici, che ai tempi sostenevano che io non avevo uno stile, che con gli stessi tre accordi si possono scrivere tante canzoni diverse...».

 

 

3) «Sally» è Vasco
«L’ho scritta di getto, una mattina all’alba. Ero sulla barca di un amico, a Saint-Tropez. Ero andato in un locale pieno di gente, di vita, di donne bellissime. Mi ero innamorato di tutte... ma all’uscita ero di nuovo solo. Con quella eccitazione addosso, tornato in barca, mi sfogai sulla chitarra mentre l’amante del mio amico se ne andava e il sole sorgeva. (...) Sembrava il prototipo della donna sconfitta che però se la cava sempre con la sua intelligenza... A dire il vero stavo parlando di me....».

 

 

4) In «Bollicine» si scherza anche su quella cosa lì
«Con quella pausa dopo "coca" mi divertivo a spaventare i benpensanti, quelli che avevano paura del mio linguaggio e delle mie canzoni». 

 

 

5) «Sono innocente», del 2014, è il suo album preferito
«L’album più bello della mia vita! Ricco di chiaroscuri e soprattutto di canzoni una diversa dall’altra».

 

 

6) Massimo Riva e Maurizio Lolli gli mancano sempre tanto
Non è un mistero, ma di certo c’è un prima e un dopo nella vita musicale di Vasco, con al centro la morte di Massimo Riva, avvenuta il 31 maggio del 1999. Nel libro è citato spesso, con un affetto evidente. A proposito di «Vivere», Vasco ricorda: «Tullio, Massimo e io ci eravamo chiusi a Villa Condulmer (un hotel a Mogliano Veneto, Treviso, ndr) . Per buttare giù delle idee e fare musica così, senza impegno. L’esperimento riuscì perfettamente. Loro due insieme componevano musiche fantastiche e a me veniva molto spontaneo scrivere "Vivere e sperare di star meglio...". Oltre a Vivere vennero fuori «Stupendo, Quanti anni hai e altre canzoni. E adesso quelle esperienze non le possiamo più ripetere». Un discorso analogo si può fare per Maurizio Lolli, il tour manager morto per un cancro nel 1994, al quale è dedicata «Gli angeli» . «Maurizio si occupava di tutto per me, risolveva tutti i miei problemi. Mi proteggeva ed era anche un amico. Gliela feci sentire e ricordo ancora i suoi occhi che luccicavano mentre l’ascoltava... Viva Lolli!».

 

 

7) «Asilo Republic» è tutta una metafora
«È una metafora della rivoluzione culturale giovanile degli anni Settanta. I "bambini dell’asilo" sono il movimento studentesco. Il "bambino" che si butta dalla finestra è Pinelli... e ci volevano far credere si fosse buttato da solo! La "madre" è l’opinione pubblica. L’"agente" è lo stato di polizia. Il ritornello "come prima più di prima" rappresenta le nostalgiche pulsioni per un ritorno al fascismo. E i "fuochi" sono i morti, le galere e le botte alle manifestazioni. E l’eroina che sarebbe arrivata provvidenzialmente a addormentare le coscienze». 

 

 

8) «Albachiara» è un’immagine alla finestra
«Dalla finestra di casa mia, durante le lunghe e noiose giornate di studio, vedevo una ragazzina scendere dalla corriera e... "coi libri di scuola" avviarsi verso casa"».

 

 

9) Meglio i singoli
«Sono un po’ stanco di fare degli album, vorrei fare una canzone alla volta - scrive a proposito di «Basta poco» -. Cee magari ti scarichi da iTunes e inserisci nella tua playlist. "Chissà quante playlist hai tu? Da ora in avanti te lo costruisci tu un album..." Basta poco... d’ora in poi cominciano le canzoni».

 

 

10) La nonna è sempre la nonna, e le canzoni vengono bene anche al mattino presto (vedi «Sally»)
Conta la politica, conta la polizia, contano i media, conta il sistema. Ma spesso il nemico con cui si trova a fare i conti Vasco è molto più familiare, ruspante, e sa di sugo e pasta fatta in casa. «Ero al mare, avevo fatto tardi e stavo rientrando. Era già mattina... Una mia amica mi aveva raccontato che, al suo rientro, sua nonna le aveva urlato: "Per me tu sei stata fuori con la combriccola del Blasco Rossi!!!". La storpiatura del mio nome mi divertì talmente che scrissi subito la canzone».

 

 

 

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