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Ragazzoni: ho cambiato per le contestazioni degli ultrà

L'amministratore del Brescia, Luigi Ragazzoni, accusa i tifosi per il cambio in panchina. E Javorcic fa il duro: comando io
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«I risultati contano più del gioco e mio malgrado ho dovuto fare il cambio. Abbiamo in casa diversi allenatori che hanno la stoffa per gestire la panchina della prima squadra. Su tutti Javorcic. L’uomo giusto, considerando che il 50% dei giocatori sono giovani che lui conosce bene. Sull'esonero di Iaconi sono state determinanti le contestazioni dei tifosi».

Così Luigi Ragazzoni, amministratore unico del Brescia Calcio, ha presentato il nuovo allenatore delle rondinelle, Ivan Javorcic, chiamato dalla Primavera dopo l’esonero di Ivo Iaconi.

«Per me è motivo di grande orgoglio entrare in uno spogliatoio così. I giocatori devono prendersi le proprie responsabilità e fare i giocatori. Io sono l’allenatore e mi prendo le mie. Dobbiamo riguadagnare la credibilità agli occhi di tutti. I giocatori devono dare il massimo e non possono avere alibi».

Javorcic si è presentato mostrando fin da subito la faccia cattiva, forse quello che serve per dare una scossa all’ambiente depresso. «Comanda l’allenatore nel mio spogliatoio, la formazione la faccio io. Io mi prendo i miei rischi e non ho paura, la paura nel calcio non può esistere. Avrò alcuni giocatori più vecchi di me ma non mi spaventa la cosa, ho un approccio diretto e sincero».

La situazione della squadra è pessima, il lavoro va iniziato fin da subito. «Voglio conoscere i giocatori e parlare con ognuno di loro, per questo ho deciso di fare due giorni di doppi allenamenti. Sinceramente cercavo di non pensare alla promozione in prima squadra, anche se i giornali li ho letti anche io. Tatticamente ho le idee abbastanza chiare, cerco l’equilibrio in campo. La squadra ha bisogno di certezze, la difesa a quattro è l’unica via percorribile. Non ho in mente stravolgimenti».

Rispetto alla decisione di sostituire Ivo Iaconi, Ragazzoni si assume ogni responsabilità. «Ho deciso io il cambio, Corioni l’ho sentito solo ieri, quando mi ha chiesto cosa volessi fare. Avevo già deciso, dopo aver parlato per tutto il pomeriggio di domenica con i fratelli Iaconi. Anche Andrea voleva licenziare il fratello. Ho valutato tante cose e l’aspetto più pesante è stato quello ambientale. C'è una dignità: non è giusto che un allenatore vada in panchina e venga contestato tutto il tempo. Io allo stadio non vado più da quando i tifosi hanno iniziato a contestarmi. Avevo ancora fiducia in Ivo Iaconi, ma l’ambiente ha inciso. Andrea Iaconi viene contestato, ma non allena e non gioca quindi resta».

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