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Caso Pantani: c'è una perizia bresciana

Lo studio è stato svolto da 4en6 Lab Brescia, team di sei persone composto da informatici, investigatori e una psicologa forense
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Il prossimo 14 febbraio saranno passati undici anni dalla morte di Marco Pantani, ma le ultime ore trascorse dal Pirata nel residence «Le Rose» di Rimini continuano a tenere banco. 
 
Martedì il legale della famiglia Pantani, Antonio De Renzis, ha presentato in Procura a Rimini una nuova perizia basata sullo studio delle immagini e delle riprese che la polizia scientifica effettuò nella camera in cui Pantani fu trovato morto.
 
A compiere lo studio su fotografie e video è stato un gruppo di professionisti bresciani, ossia gli esperti del 4en6 Lab Brescia. Si tratta di un team di sei persone composto da tecnici informatici, investigatori privati e una psicologa forense.
 
Dopo due mesi di lavoro i professionisti sono giunti a due conclusioni: la prima riguardante la pallina di cocaina rinvenuta accanto al corpo di Pantani, la seconda inerente alle mani del Pirata.
 
«La pallina di cocaina e mollica di pane - spiega Fulvio Guatta, componente del team - era stata considerata un bolo, poiché si riteneva che fosse stata ingerita da Pantani. La nostra analisi invece ha dimostrato che la parte superiore della pallina è completamente bianca, senza alcuna traccia di sangue. Di conseguenza quel miscuglio non può essere stato espulso dalla bocca di Pantani». 
 
Per quanto concerne le mani del Pirata, «l’analisi - continua Guatta - ha escluso qualsiasi macchia di sangue. Pertanto appare difficile pensare, come era stato stabilito in un primo momento, che lo spostamento del corpo nella stanza sia avvenuto a seguito di una sorta di pre-agonia. Infatti se Pantani si fosse spostato da solo le sue mani avrebbero dovuto immergersi nel sangue. Noi riteniamo quindi che non ci sia stato alcun trascinamento, ma il corpo sia stato invece spostato prima che la Polizia venisse avvisata». 

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