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Brescia equipo elevador, ma Reja e i «baby»...

Nel cuore dei Novanta lo smacco dei 12 punti in A, la vittoria del Torneo di Viareggio e una grande promozione con Reja
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Battezzata equipo elevador, squadra ascensore, nell’agosto del ’94 da El Mundo Deportivo, quando partecipò al Trofeo Gamper con Barcellona, Valencia e Psv Eindhoven, il Brescia nel lustro che prendiamo in considerazione fa... onore alla sua definizione. Su e giù.
 
L’ultimo posto nella serie A 94/95 è tuttora negli annali per i soli 12 punti conquistati (due vittorie e sei pareggi) in 34 partite. Ventisei sconfitte dunque, quindici delle quali consecutive, a concludere la stagione più disgraziata nella storia delle rondinelle nel massimo campionato.
 
Ce ne sarebbe abbastanza per chiudere definitivamente l’era Lucescu (esonerato a favore di Maifredi dopo la ventesima giornata e richiamato sotto forma di... Adelio Moro, quando il tecnico di Lograto getta la spugna dopo sei ko) e invece bisogna rischiare la C per voltare pagina.
 
Il successivo torneo vede infatti il Brescia sprofondare dopo un avvio promettente. Il 5-0 rimediato in casa della Salernitana il 25 febbraio ’96 consiglia a Corioni di chiamare Edy Reja, sotto la guida del quale il Brescia coglie una soffertissima salvezza, all’ultima giornata grazie alla vittoria per 2-1 nell’ospitale Cesena e alla contemporanea sconfitta della Fidelis Andria a Genova contro i rossoblù.
 
Pochi giorni prima dell’esonero di Lucescu, la squadra Primavera allenata da Adriano Cadregari vince la Coppa Carnevale, il prestigioso Torneo di Viareggio. Una delle pagine più belle nella storia del Brescia che, come sempre accade a livello giovanile, accomuna elementi destinati a una carriera luminosa, Pirlo per tutti, ad altri che poi finiranno nel mare magnum dei dilettanti, come Tagliani, all’epoca capitano della squadra e premiato come miglior giocatore.
 
Il cammino delle rondinelle, chiamate a sostituire il Milan che rinuncia a meno di una settimana dall’avvio del torneo, non è dei più agevoli. Dopo la sofferta vittoria all’esordio contro i messicani del Pumas (decide Bernardi a fine primo tempo) arriva la sconfitta 2-1 contro l’Atalanta di Prandelli (doppietta di Zauri e gol di Bonazzoli): il successivo confronto con il Napoli diventa così uno spareggio, vinto grazie a una punizione di Tagliani.
 
Negli ottavi il Brescia strapazza la Juve: 4-2 con reti di Campolonghi, Bernardi, Bono (poi premiato come miglior giovane) e ancora Bernardi. Nei quarti, dove le rondinelle ritrovano l’Atalanta, decide il golden gol di Campolonghi, mentre la semifinale con il Cesena è una passeggiata: 5-0 firmato da Bono, Tagliani, Campolonghi, Baronio e Maffeis. In finale, il 19 febbraio ’96, il Brescia batte 3-1 il Parma di Buffon: segnano ancora Campolonghi e Bono, mentre Baronio (premiato come miglior uomo squadra) beffa da 40 metri l’attuale portiere della nazionale dopo il rigore trasformato da Truizzi.
 
Ma torniamo a Reja, che nel 96/97 conduce il Brescia al successo nel campionato cadetto (non accadrà più: le due successive promozioni arriveranno con un terzo posto e attraverso i play off), ma in estate va in rotta di collisione con Corioni per ragioni di mercato e lascia la squadra ancora durante il ritiro.
 
Lo sostituisce Giuseppe Materazzi, poi avvicendato da «Ciapina» Ferrario, tecnico della Primavera vice campione d’Italia, e infine dalla coppia Salvi-Bacconi. Tutto inutile, le rondinelle che pure si giovano di un prolifico Hubner (16 gol all’esordio a trent’anni in serie A) chiudono quart’ultime a un punto dal Vicenza e tornano in serie B. Dove restano anche al termine della stagione successiva, quella dell’ennesima rifondazione affidata all’emergente Silvio Baldini.

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