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Alessandro e un patentino che parla come Guardiola

Il bresciano Bonetti a Madrid per diventare allenatore con un corso massacrante, che permette di aggirare le lungaggini d'Italia
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Se l’Italia è un Paese per vecchi, c’è sempre l’estero per inseguire i propri sogni. Così ha fatto Alessandro Bonetti, che a 26 anni ancora da compiere non è lontano dal patentino di allenatore da serie A. Possibile? Non in Italia. Per cui Alessandro, nipote di Dario e Ivano, ha scelto una via tortuosa: è partito da San Zeno, ha maturato la sua decisione a Bucarest, sta realizzando il proprio desiderio a Madrid.
 
«Quando nel 2012 mio zio Dario mi ha portato alla Dinamo Bucarest - spiega Alessandro - ho capito che era questa la via che volevo seguire. Non figuravo ufficialmente non avendo l’abilitazione, però ero a stretto contatto con lo staff. In Italia per iscriversi al corso bisogna attendere fino a 25 anni e se non hai giocato è difficile raggiungere i punti necessari per essere preso in considerazione».
 
Così per Alessandro s’è aperta la pista estera: «Il Governo spagnolo ha scavalcato la Federazione, istituendo delle vere accademie del calcio dove si può conseguire il patentino e dove ci sono alcuni posti riservati agli stranieri. In cinque mesi hanno accettato la mia richiesta e la cosa bella è che il titolo ha anche valenza accademica, per cui potrei anche insegnare come istruttore di educazione fisica nei corsi legati al calcio. A maggio sono andato a Madrid e ho scelto di fare il corso intensivo: sette giorni su sette, otto ore al giorno per due mesi. Dopo la prova pratica avrò raggiunto il livello uno e l’accademia ha già accettato la richiesta per gli step due e tre: fra due anni potrò conseguire il patentino UefaPro che dà la possibilità di allenare anche le Nazionali».
 
Cosa che in Italia non sarebbe fattibile: «Da noi ci sono ex giocatori di serie A che restano fuori dal supercorso di Coverciano, figuriamoci un giovane... In Spagna è tutto un altro mondo: all’inizio ero un po’ dubbioso e i primi dieci giorni sono stati tragici, anche per la lingua. Sono stato aiutato molto dai professori e laggiù la strada è più accessibile, visto che i seminari sono pure divisi tra chi ha giocato a livello professionistico e chi no. Josè Mourinho, ad esempio, non è mai stato in serie A. Eppure come allenatore...».
 
Intanto Alessandro, che in Italia aveva solo diretto la formazione Juniores del San Zeno, ha respirato calcio vero: «L’Accademia mi aveva già trovato una squadra di terza divisione dove andare, prima di tornare ho conosciuto Cosmin Contra (ora allenatore del Getafe, ndr) nella giornata in cui abbiamo seguito la sua squadra. Collaborare con mio zio in futuro? Mi piacerebbe, eccome!».
 
Anche se resta un piccolo rimpianto: «Mi spiace non essere iscritto all’albo degli allenatori italiani, ma mi sono informato per l’omologazione. Intanto sarò nell’elenco che comprende Del Bosque e Guardiola: meglio che niente...».
 
Fabio Tonesi

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