Scoperta rete di pedofili online, controlli anche a Gussago

Quattro persone sono state arrestate nell'ambito di un'inchiesta della Polizia postale: tra loro anche un sacerdote. Controlli in tutta Italia
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Si fingeva un manager statunitense, nelle conversazioni sul web con gli altri indagati, il sacerdote arrestato nell’ambito di un’operazione della Polizia postale che ha smantellato un giro di pedopornografia online. È quanto emerge dalle indagini coordinate dal pm di Milano Giovanni Polizzi. Il prete, un salesiano, aveva vissuto per diversi anni a Oulx, località della Val di Susa, in provincia di Torino, e recentemente era stato trasferito ad Alassio, in Liguria. Gli altri arresti sono stati eseguiti a Torrecuso, Livorno e Roma nei confronti di un operaio e di due disoccupati. 

Le indagini condotte dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni di Milano hanno permesso di individuare 233 individui che si scambiavano documenti pedopornografici su Internet da 35 diversi Paesi. In tutto sono state ventinove le perquisizioni in tutta Italia, anche il territorio di Gussago è stato interessato dall'inchiesta.

Secondo gli inquirenti il sacerdote aveva acquisito una falsa identità, come del resto quasi tutti gli indagati. Sosteneva inoltre di essere spesso in Italia per motivi di lavoro, giustificando così il fatto che il suo indirizzo email era fornito da un provider italiano. Per l’accusa l’uomo avrebbe acquisito in particolare fotografie e video di preadolescenti. Ma tra il materiale scambiato dagli indagati c’erano anche scatti di bambini di pochi anni, nella maggior parte dei casi provenienti dall’Estremo Oriente. 

Da quanto si è saputo, i presunti pedofili provenienti da diversi Paesi si incontravano sul social network russo Imgsrc.ru, utilizzato dagli iscritti per pubblicare immagini di vario genere. Si lanciavano segnali attraverso commenti in codice a fotografie non pedopornografiche di bambini, spostando poi le conversazioni, quasi sempre in lingua inglese, su altre piattaforme web, dove avveniva lo scambio di migliaia di immagini da parte della rete internazionale. Scambio che nella maggior parte dei casi non richiedeva una contropartita economica, ma piuttosto la fornitura di altre immagini con il sistema del peer to peer. 

Le indagini sono state effettuate da agenti della Polizia postale sotto copertura, che sono riusciti a infiltrarsi nella rete fingendosi pedofili. Durante le perquisizioni è stato sequestrato materiale che ora è al vaglio degli inquirenti. Sono in corso gli accertamenti per verificare se alcuni degli indagati siano anche responsabili della produzione di materiale pedopornografico, oltre che dello scambio. Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip di Milano Paolo Guidi ha contestato il pericolo di reiterazione del reato da parte delle persone coinvolte. 

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