Sara e Susan: la storia delle due sorelline «rubate»

Nate a Iseo, le piccole sono state sottratte alla madre marocchina dal padre egiziano
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Una storia triste, che racconta il dolore di una madre a cui sono state sottratte le proprie bambine.

Zohra Lahdaidi, marocchina residente sul lago d’Iseo, combatte dal 2011 per riavere le sue figlie: Susan e Sara. Il suo calvario inizia una mattinata d’estate di quell'anno, quando la donna, separata, vide portarsi via dal marito le due bimbe, all'epoca di soli 6 e 4 anni.

Nonostante il Tribunale dei minori di Brescia avesse imposto alla coppia il divieto di portare le figlie all’estero senza un consenso scritto da parte di uno dei due genitori, l’uomo egiziano prese con sé le figlie per tornare nel suo paese d'origine. La madre, disperata, si rivolse anche alla Procura della Repubblica che nulla potè fare. Le piccole infatti, pur essendo nate all'ospedale di Iseo non sono italiane perché di madre marocchina e papà egiziano.

La donna decise così di rivolgersi alle autorità consolari del regno del Marocco per ottenere la cittadinanza marocchina per le due minorenni. Sperava di riuscire in questo modo a far pressione sulle autorità egiziane.

Nonostante i problemi burocratici, Zohra volò al Cairo, dove  si rivolse all'ambasciata marocchina, chiedendo protezione per poter iniziare le ricerche delle figlie. La donna le cercò per due settimane nel territorio egiziano, ma nessuno seppe dirle dove fossero. Ritornò quindi in Italia, ma non si diede per vinta. Ripartì per l’Egitto e, finalmente, una sabato di luglio riuscì a riabbracciare Sara e Susan. Le intravide nel cortile di una scuola durante la ricreazione. Si avvicinò: le due faticarono a credere che quella donna fosse loro madre, per troppo tempo avevano creduto a quel che il padre aveva raccontato loro e cioè che la mamma era morta. Bastarono, però, pochi racconti del passato per rasserenare le bambine e convincerle che si trovavano davanti alla lora mamma. Le tre cercarono di ripartire immediatamente. Nonostante le minacce del padre, grazie all'aiuto economico dell’Ambasciata, riuscirono a trovare un passaggio sul cassone di un camion. Viaggiarono 13 giorni per arrivare a Khartoum, in Sudan e si imbarcarono, poi, per Casablanca.

Una volta arrivate in Marocco, vennero affidate all'anziana nonna, con cui si trovano tuttora. Ad oggi Zohra non può riportare le bambine in Italia perché i loro nomi non compaiono sulla sua carta di soggiorno. 

 

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