Dalla Louisiana il killer dei gamberi che infesta canali e fossi

Portatore sano della peste dei crostacei, l’animale si è diffuso a partire dal 2010 dall’Adda all’Oglio
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C'è un killer silenzioso nelle acque dolci della provincia di Brescia. I pescatori lo conoscono bene, così come i frequentatori delle rive dell’Oglio e gli agricoltori della Bassa. Non stiamo parlando però dell’arcinoto pesce siluro, ma di un crostaceo, il gambero rosso della Louisiana. 

Il «Procambarus clarkii», nome che la terminologia scientifica ha dato a questo animale, è sempre più diffuso nelle nostre zone e anche quest’estate gli esperti lanciano un allarme, perché è in corso una vera e propria devastazione della biodiversità. Il problema infatti non si è di certo presentato per la prima volta in questi mesi, ma è conosciuto già da una decina d’anni.

È vero però che il gambero rosso è una minaccia crescente solo da poco, dal 2010. Già nel 2013 si parlava della presenza nelle acque dolci, principalmente fiumi e rogge, della pianura bresciana. Ora possiamo dire di essere di fronte ad una sempre più incessante crescita di un crostaceo proveniente dal sud degli Stati Uniti che nei prossimi anni potrebbe far scomparire il tradizionale gambero italiano. 

I motivi sono plurimi e andrebbero considerati tutti. Importato dalla Louisiana negli anni Novanta da allevamenti toscani e piemontesi, con gli anni il gambero rosso è riuscito a giungere prima nell’Adda e infine nell’Oglio. Si tratta di una specie inarrestabile, che conosce ben pochi ostacoli climatici e ambientali: si nutre di uova di pesci, anfibi e crostacei, oltre che della vegetazione acquatica. Minaccia l'estinzione dei nostri gamberi perché è portatore sano dell'afanomicosi, patologia letale nota come "peste dei gamberi". Inoltre scava lunghe gallerie sotterranee che intorbidiscono l’acqua e possono creare instabilità alle rive dei fiumi. 

Tutta l'area da Palazzolo a Orzinuovi, paesi di campagna compresi, hanno imparato a conoscerlo. C'è chi lo pesca, chi lo osserva, chi lo salva dai canali. Insomma, dopo il pesce siluro, ecco il gambero rosso. Entrambi pericolosi per l’ambiente, ma per colpa dell’uomo, il quale per un motivo o per l’altro lo ha immesso in un habitat non suo, dove peraltro non esistono predatori naturali per mantenerne stabile il numero. 

Lo sa bene Giuliano Costa della Società Pesca Sportiva di Palazzolo, guardia ittica incaricata ogni anno del recupero di animali fluviali dalle rogge bresciane e bergamasche. «Ne abbiamo trovati inizialmente una decina di anni fa, ma ultimamente i gamberi rossi sono aumentati moltissimo - ha spiegato Costa -. Si riproducono in fretta e infestano fiumi e canali». Il monito riguarda poi la commestibilità di questo crostaceo. Dalle nostre parti contiene troppe tossine ed è decisamente sconsigliato mangiarlo. 

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