Sala Libretti

In Sala Libretti si parla di regole e calcio giovanile

L'appuntamento è stato lunedì 10 alle 20, nella Sala Libretti del GdB. Tra i relatori, Pasquali (Figc), Scalfi (Csi) e De Paoli (Brescia Calcio)
Alberto Pasquali, presidente Figc a Brescia, tra gli ospiti del convegno - Foto Reporter © www.giornaledibrescia.it
Alberto Pasquali, presidente Figc a Brescia, tra gli ospiti del convegno - Foto Reporter © www.giornaledibrescia.it
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È stato un convegno tecnico e al contempo anche molto umano. Perché, in fin dei conti, parlare di regole e di giovani, significa questo: conoscere al meglio ciò che sta sopra le teste (e i piedi) di ciascuno e darsi da fare per insegnarlo. E perché anche (o forse soprattutto) nel calcio giovanile la legge non ammette ignoranza.

Lunedì 10 aprile alle 20 in Sala Libretti, cuore del Giornale di Brescia, si è parlato proprio di diritti e doveri dei tesserati e di settore giovanile. E tra gli ospiti, oltre a Massimo De Paoli, responsabile tecnico del settore giovanile del Brescia Calcio, a Francesco Doria, giornalista sportivo della nostra testata, e ad Emiliano Scalfi, direttore tecnico del Csi di Brescia, c'è stato anche Alberto Pasquali, numero uno della Federcalcio della nostra provincia.

L'incontro è stato introdotto dal Dada Saxophone Quartet, composto da quattro studenti del conservatorio Luca Marenzio di Brescia, che hanno eseguito «Tango virtuoso» di Thierry Escaich e «Suite hellenique» di Pedro Iturralde.

«Abbiamo parlato di tutto ciò che gravita - spiega Pasquali - attorno al calcio giovanile che va ai 5-6 anni fino ai 16. E lo abbiamo fatto dalla prospettiva delle regole. Abbiamo osservato il mondo dei dilettanti, ma anche quello del salto tra i professionisti, ovviamente a livello di settore giovanile, senza trascurare vari punti di vista: il mondo arbitrale, quello dei club e naturalmente i diritti e i doveri di bambini e ragazzi e, di conseguenza, dei loro genitori».

Punto primo: il tesseramento. «Nel momento in cui un ragazzo si lega ad un club, sostanzialmente entra in un meccanismo contrattuale che prevede un reciproco scambio di azioni da svolgere e di limiti che non vanno superati o infranti. Dato che abbiamo a che fare anche con bambini, è logico coinvolgere pure i genitori: a volte sentiamo critiche verso questa componente per il tifo sfegatato o l’incapacità del rispetto dei ruoli. Tutto parte però spesso anche dalla non conoscenza delle regole, di obblighi e vincoli e dell’inquadramento pure giuridico e sportivo di ciò che prevede il tesseramento del proprio figlio per un club».

Tra i temi caldi c'è stato quello dei nuovi centri federali inaugurati quest’anno. «Il convegno - avverte Pasquali - è servito a testare l’utilità di questa significativa rivoluzione: dobbiamo capire come vengono percepiti questi nuovi centri non solo dai club ma anche dai fruitori primi, ossia dagli atleti. E il fatto di avere invitato, oltre alla Figc, anche il Csi con Scalfi significa proprio cercare di dare una visione globale, coinvolgendo chi fa attività di promozione. De Paoli poi è un maestro di calcio, apprezzato forse ancora di più fuori provincia, perché nessuno è profeta in patria».

La Sala Libretti, cuore del Gdb - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it
La Sala Libretti, cuore del Gdb - Foto Gabriele Strada /Neg © www.giornaledibrescia.it

Pasquali ha ribadito una sua vecchia proposta. «Resto dell’idea che dovremmo davvero aprire uno "sportello genitori". Facciamo l’esempio pratico del bambino che, dopo tre mesi, chiede al club e proprio ai suoi genitori di andarsene, di cambiare squadra, per qualsivoglia motivo. Come ci si comporta in questi casi? È chiaro che, al di là di capricci o reali esigenze, restano le regole alle quali occorre sottostare. E che dunque vanno conosciute: parliamo di impegni bipartisan presi, ma che a volte non sono noti. Per questo il convegno può iniziare a fare luce: anche perché questa conoscenza è alla base di una convivenza serena, che aiuta in primis l’atleta e in ogni caso pure i club».

A proposito di regole non note: l’allenatore nel settore giovanile non è chiamato a vincere. E non lo è per contratto scritto. «Vero, e non tutti lo hanno afferrato: un allenatore deve infatti prima di tutto promuovere le attitudini sportive del giovane, che non sono solo quelle tecniche, ma anche quelle legate al comportamento, al regolamento, alla buona alimentazione, perfino alla sua igiene. La crescita del bambino non è legata alla prospettiva che diventi un campione: l’obiettivo è fare sì che questo bambino, quando avrà 35-40 anni, ancora ami lo sport e ne apprezzi il suo grande valore sociale».

Ecco la registrazione integrale dell'incontro (che è stato trasmesso in diretta streaming sul nostro sito):

 

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