Scienza

Tesla, l’uomo che cercò l’energia nella ionosfera

AA

Giovedì 7 gennaio 1942. Nikola Tesla, ingegnere elettrico e fisico, uno degli scienziati più brillanti del secolo scorso, moriva nella suite 3327 al trentatreesimo piano di un albergo a New York. Lui non si definiva un inventore, ma uno scopritore. Sapeva che alla scoperta si accompagna sempre una grande dose di responsabilità ed era consapevole che i suoi progetti non potevano finire nelle mani sbagliate.

Non riusciva a spiegarsi come mai preferisse i numeri che contengono il numero tre o che possono esservi divisi, ma esigeva sempre 18 tovaglioli accanto al suo piatto e non ebbe dubbi quando dovette decidere in quale stanza trasferirsi per passare gli ultimi giorni della sua straordinaria vita.

Secondo la leggenda, nacque allo scoccare della mezzanotte, in una notte in cui imperversava una tremenda tempesta di fulmini. Sua madre era una brillante inventrice e probabilmente, parte della genialità di Nikola veniva proprio da lei.

Nacque in Serbia, crebbe in Croazia, si trasferì a Budapest, poi a Parigi e infine giunse nel 1884 negli Stati Uniti. Arrivò a New York senza un soldo e si presentò da Thomas Edison che lo assunse immediatamente. Talvolta, però, quando due personalità forti e brillanti lavorano insieme, si distruggono a vicenda. Celebre è la cosiddetta «guerra delle Correnti», scoppiata propria tra le due grandi menti. Tra i due si creò una rottura, ma Tesla non si lasciò abbattere e si trasferì a Colorado Springs, dove aveva intenzione di seguire ciò che più lo appassionava: l’energia libera.

Iniziò a fare esperimenti sulla «cavità Schumann», una zona che si trova tra la superficie del nostro pianeta e il fondo della ionosfera. Si concentrò poi sulla sua amata «Torre Wardenclyffe», una delle prime torri aeree per la trasmissione senza fili. Tesla si cimentò anche in un progetto frainteso e da sempre avvolto nel mistero, il «raggio della morte».

Tesla aveva idee che erano così avanti rispetto all’epoca in cui è vissuto che venne ostracizzato perché proponeva qualcosa di diverso, esprimeva concetti radicali e parlava di cose che non erano mai state concepite. Voleva capire quale fosse la natura dell’energia e regalare quel segreto all’umanità.

All’età di quarant’anni aveva già messo da parte il suo primo milione di dollari, ma donò la maggior parte dei proventi delle sue ricerche. Era totalmente disinteressato al denaro, sarebbe potuto essere il primo miliardario del mondo, ma temendo i creditori trovò sempre il modo di disperdere il suo patrimonio con la beneficenza.

Fu così brillante che in molti cercano di stabilire chi, tra lui e Leonardo Da Vinci, sia stato più geniale. Alcuni sostengono addirittura che Nikola sia stato il più brillante scienziato e inventore di tutti i tempi. Stentiamo a crederci, purtroppo, perché il suo ricordo si è via via attenuato col passare degli anni. Forse complici le grandi multinazionali energetiche, che hanno sempre ostacolato il suo sogno di creare l’energia libera. Fortunatamente, però, sarà impossibile far cadere il suo nome e il suo lavoro completamente nell’oblio grazie a tutte quelle scoperte effettuate dal fisico che utilizziamo quotidianamente, come la radio, i neon, la corrente alternata, i raggi x, la tecnologia wireless, i motori elettrici e il laser, solo per citarne alcune.

Michela Panni

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia