Vaccinazioni: per i neonati pretermine nessuna differenza

Il piccolo prematuro riceve meno anticorpi di uno nato al termine naturale della gestazione
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Due schieramenti contrapposti, gli uni a favore e gli altri contrari, alle vaccinazioni, non servono a fare chiarezza. Tra le moltissime sollecitazioni alle quali sono sottoposti i genitori, prevale, su tutte, quella dei medici. A loro rimane il compito di aiutare i genitori in questa scelta.

A proposito di medici, i pediatri della Società italiana di Neonatologia (Sin) accendono una lampadina, alla vigilia della Settimana mondiale delle vaccinazioni in programma da domani al 30 aprile, per far luce sull’opportunità di vaccinare i bambini prematuri.

Bambini che, in quanto tali, presentano maggiori rischi di infezioni rispetto ai nati a termine della gravidanza, perché il loro sistema immunitario è meno maturo. La mamma, infatti, passa i suoi anticorpi al bambino, attraverso la placenta, negli ultimi 3 mesi di gravidanza, per cui un prematuro riceve meno anticorpi.

«La decisione di non vaccinare i bambini o la vaccinazione selettiva esercitata da un numero crescente di genitori e la conseguente recrudescenza di alcune malattie ormai debellate, vanificano gli sforzi dei neonatologi di diminuire la mortalità e le patologie dei neonati, esponendoli ad un forte rischio di salute personale da un lato e sociale dall’altro» il parere della Società scientifica. Che, per contrastare la disinformazione sulle vaccinazioni obbligatorie e in risposta all’appello lanciato dall’Organizzazione mondiale della Sanità in occasione della Settimana mondiale, ha deciso di demandare direttamente ai neonatologi iscritti alla Società scientifica la campagna di comunicazione.

Nel massimo rispetto della libertà individuale dei medici e delle scelte dei genitori, ogni neonatologo iscritto alla Sin si impegnerà personalmente ad informare i genitori sui rischi derivanti dalla mancata vaccinazione. L’allarme, lanciato a fine marzo dall’Oms sull’aumento del rischio di epidemie di morbillo in Italia, preoccupa molto i neonatologi italiani della Sin. «Non si può e non si deve mettere in discussione l'importanza e la necessità delle vaccinazioni per il bene del singolo e della comunità - afferma il presidente Mauro Stronati -. Se un numero consistente di genitori opterà per non vaccinare il proprio bambino, verrà meno l'effetto gregge, cioè la protezione derivante dalle vaccinazioni collettive che, finora, ha rappresentato una garanzia anche per quei pochi bambini non vaccinati».

L'Italia dall'inizio del 2017 ha registrato un forte aumento di casi di morbillo con oltre 1000 persone contagiate, mentre in tutto il 2016 erano stati 844 (fonte ISS - 26/03/2017). Nel 33% dei casi si è avuta almeno una complicanza, nel 41% un ricovero e nel 14% un accesso al Pronto Soccorso: il 90% di tutti i colpiti non era vaccinato. «Inoltre - affermano dalla Sin - siamo a conoscenza di lattanti che hanno contratto la meningite da Haemophilus influenzae di tipo b (Hib), malattia prevenibile con la vaccinazione, e che ora portano con sé le sequele neurologiche incluso un ritardo mentale, come effetto della scelta dei loro genitori; o di adolescenti non vaccinati che hanno contratto la poliomielite e vivono ora le conseguenze della paralisi neurologica».

La vaccinazione è particolarmente raccomandata ai neonati pretermine (in aumento negli ultimi anni), che, a causa delle complicanze della prematurità, risultano maggiormente esposti alle conseguenze dannose delle patologie infettive prevenibili dalle vaccinazioni. Il neonato pretermine, infatti, oltre alle frequenti complicanze che ne prolungano la permanenza in ospedale fino anche oltre il 3° mese di vita, presenta, com'è noto, una condizione di immunodeficienza più accentuata e duratura che nel neonato a termine. Inoltre, questi piccoli ricevono, a volte, trattamenti, ad esempio gli steroidi, che potrebbero interferire con la risposta protettiva immunitaria.

Nella maggioranza dei casi, i bambini nati prematuri devono essere vaccinati alla stessa età cronologica dei bambini nati a termine, utilizzando lo stesso calendario vaccinale e le stesse precauzioni, senza tenere in considerazione il peso alla nascita. Il peso alla nascita e la dimensione dei neonati non sono fattori che possano far decidere di rimandare la vaccinazione di routine in un prematuro clinicamente stabile. Comunque, all’età cronologica di un mese, tutti i bambini prematuri, indipendentemente dal peso iniziale o dall’età gestazionale, hanno la stessa probabilità di rispondere adeguatamente dei bambini di maggiore età o di maggiori dimensioni.

I materiali sul tema globale «I vaccini? Funzionano!» sono disponibili sul sito principale dell’OMS.

Per ulteriori informazioni sulle vaccinazioni, si può consultare anche il portale EpiCentro.

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