Cultura

Basta un momento per mandarti la giornata di traverso

Francesco Piccolo racconta i mille attimi di trascurabile infelicità che rovinano la vita di ogni giorno
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Sono trascurabili, ma non irrilevanti. Contrattempi, accidenti, situazioni.Quando capitano hannola forza di mandarti di traverso l’intera giornata. Talvolta sono imprevedibili,mapiù spesso sono inevitabili anche se li vorresti graffiare via come un foruncolo sulla punta del naso. «Momenti di trascurabile infelicità» li definisce Francesco Piccolo. Scrittore e sceneggiatore di disincantato acume, li contrappone a quel felicissimo catalogo di «Momenti di trascurabile felicità» che gli guadagnarono la simpatia di una folta schiera di lettori, esattamente cinque anni fa. E non è un caso, come vedremo...

Quali sono quest imomenti? Alcuni sono attimi,piccole illuminazioni, a mo’ di cortocircuito. Come quando alla fine di un anno si dice «quest’anno è volato» e ci si chiede «come sono gli anni lenti, chenon passano mai, perché non li ho mai vissuti».O come quando devi sparecchiare la tavolaconi piatti sporchi di sugoe spingere i resti nella pattumiera.Quandoqualcunotidicecheti vuolemolto bene, perché «quasi sempre sta per dirti qualcosa di terribile». Le donne appena uscite dal parrucchiere. L’impacciata danza di due persone che cercano di condividere un unico ombrello, sotto la pioggia battente, finendo per bagnarsi entrambe nel tentativo di essere reciprocamente cortesi.

Altri sono autentici tic. Il giorno in cui si comincia a guardare i residui fissi nelle acque minerali. Quando d’estate arriva il giorno che si cominciano a fare le insalate di riso. La sigla del telegiornale che ti arriva dalla finestra di un’altra casa, la mattina o il pomeriggio. Il fatto di non sapere se la luce del frigorifero, quando l’hai chiuso, si spegne veramente. Attimi di consapevole inadeguatezza: «Quandoti dicono. ti potevi vestire meglio. E io miero già vestito meglio».

Momenti di tristezza pura: gli addobbidi Natale dopo Natale; e il circo cheti mette malinconia anche solo a passargli vicino. I cuscini con i disegni a fiori. Cercare l’altra scarpa. E ogni cosa che sa di cannella.

Storie d’ordinaria noia. Tra una frase illuminante e un’intuizione sui meccanismi dell’animo umano,Francesco Piccolo tesse piccole trame e srotola brandelli di vita. Relazioni finite per una banalità. Abitudini familiarichesi trascinanostancamente.Esoprattutto il senso di inadeguatezza, tra l’imbarazzato e il buffo, del padre costretto a fare il papà e a portare i figli alle feste di compleanno degliamichetti,adapplaudireconcalore i saggi di fine anno, a fingere interesse per le chiacchiere che costellano ogni scadenza scolastica... Momenti di noi a pazzesca, al limite dell’insopportabile e che ci sobbarchiamo per non contrariare nostra moglie e non deludere i nostri figli.

E a proposito di figli: chi l’ha detto che li amiamo in modo uguale? A loro vogliamo bene in modo diverso perché sono diversi. Semmai, identiche sono la totalità del sentimento e del coinvolgimento.
Aveva ragione Francesco Piccolo, quando prevedeva di adombrarsi quando qualcuno gli avrebbe detto che era meglio

"Momenti di trascurabile felicità", anche perché quel primo libro aveva un’originalità che questo secondo non può avere. Ma entrambi colgono lo spirito dei tempi, le nostre ordinarie piccole manie e assieme si completano. E pochi sanno scavare nella profonda banalità del quotidiano come Francesco Piccolo. Ombre per meglio cogliere la luce, conclude l’autore: «Ognuno dinoiè fatto diunequilibrio finissimo di tutte le cose belle ebrutte; e ho imparato che - come i bastoncini dello shangai - se tirassi via la cosa che meno mi piace della persona che amo, se ne verrebbe via anche quella che mi piace di più

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