Cultura

Gastone Rinaldi, l'epopea di un designer rivive in un libro

Pubblicata una ricostruzione dell’avventura umana e creativa di uno dei riferimenti della stagione d’oro dell’arredo d’interni
Una sedia del designer Gastone Rinaldi
Una sedia del designer Gastone Rinaldi
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C'è stato un momento - nella storia del design - in cui una cosa sembrava certa: la forma estetica seguiva necessariamente la funzione.
Padova, anni Cinquanta. Nel contesto di un’Italia patria di menti vivaci e creative in grado di marchiare eternamente la storia e l’evoluzione del design di caratura mondiale, gli uffici di un’azienda a conduzione familiare andavano divenendo cenacolo e crocevia di quelle che tutt’oggi sono universalmente riconosciute come alcune delle star del design e dell’architettura internazionale: Gio Ponti, Marco Zanuso, Franco Albini, Alberto Rosselli.
Quell’azienda era la Rima - piccola industria per la produzione d’arredi metallici fondata nel 1916 - in seguito divenuta uno dei punti di riferimento imprescindibili in materia d’arredo d’interni nel dopoguerra.

La storia. A raccontarlo, per la prima volta in maniera esaustiva, sono gli autori - padre e figlio - Giuseppe e Jacopo Drago, padovani doc come la vicenda in questione, che nel volume «Gastone Rinaldi. Designer alla Rima» - 320 pagine, editate dalla bresciana Capitolium Art - narrano l’avventura umana e creativa dell’azienda e le collaborazioni di Gastone Rinaldi, suo designer di punta, al cui genio si devono alcuni dei pezzi icona di quel Made in Italy che oggi il mondo ci invidia.
Era padovano di nascita ma milanese per vocazione (tanto che da DUomo discende il prefisso DU con cui denominò alcune delle sue migliori creazioni), partecipò alla storica gara automobilistica della «Mille Miglia», s’iscrisse a Economia e Commercio ma fu sempre appassionato di calcio (giocò nell’allora fortissima squadra del Cremona) e di design: Gastone Rinaldi, classe 1920, come ogni mente creativa che si rispetti fu eclettico, sognatore e rivoluzionario.

Nel 1948, assieme al fratello Giorgio, subentrò al padre Mario nella gestione della Rima, lì conobbe Gio Ponti con cui nel 1950 progettò le sedie DU10 e DU11 per la Sezione Ospedaliera della IX Triennale di Milano. Gli anni Cinquanta? Un periodo d’oro: nel 1954 la sedia DU30 gli valse il prestigioso «Compasso d’Oro» - l’Oscar del design - incrementando fama e vendite dell’azienda, mentre la rivista Domus - «Bibbia» di ogni architetto e designer che si rispetti - già pubblicava regolarmente le sue creazioni.
Non stupisce dunque il ricordo, nostalgico e commosso, del noto architetto e teorico Michele De Lucchi nella prefazione del libro: «Poteva essere mio padre, mi chiamava semplicemente per nome e più volte mi è capitato di pensare che magari avrei potuto anche io, con un po’ di fortuna, diventare come lui».

Seguono 320 pagine, 220 immagini e una cinquantina di documenti inediti provenienti dall’Archivio Gastone Rinaldi - brevetti, bozzetti e la corrispondenza intercorsa tra Gastone e i nomi di punta del design industriale di cui sopra - che gli autori hanno rispolverato con il benestare della moglie Letizia Carli Rinaldi; più una sezione di oltre cinquanta pagine in cui vengono presentati oltre 300 modelli di sedie, sedute da cinema, complementi d’arredo, tavoli, librerie, illuminazione, arredi scolastici e scrivanie, prodotti tra il 1948 e il 1974, anno in cui Rinaldi abbandonò l’azienda di famiglia per fondare la Thema.

Il volume, un vero e proprio catalogo ragionato per minuzia e scientificità cui i Drago hanno condotto il lavoro di ricerca, descrive l’attività di Gastone Rinaldi a 360 gradi, attraverso brevetti, interviste, e testimonianze riportate di operai della Rima, rendendo giustizia storica a un personaggio che la contemporaneità rischiava di dimenticare e colmando una lacuna nella storiografia della disciplina.

 

 

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