Cucina

Sapori per un turismo che sa cosa mangia

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Alpi e Mediterraneo, sapori di costa e di monte. Dalle spiagge agli alpeggi, dalla riviera ai quasi 2mila metri delle vette più elevate: olio extravergine d’oliva e latte di malga non potrebbero scorrere più vicini.

L'intreccio di sensazioni alpine e mediterranee che caratterizzano il paesaggio dell’Alto Garda bresciano si riflette nella cultura, nella storia, nei costumi e, ovviamente, anche nelle produzioni tipiche. Eccellenze che sono state raccontate ad una platea di operatori dell’informazione nel corso dell’educational tour organizzato il 13 aprile dal Gruppo Giovani Ora e da Cheleo Multimedia per promuovere le produzioni locali e il territorio rurale, quello più distante dalla riviera gardesana, ma capace, oggi più che mai, di sviluppare un grande potenziale attrattivo nei confronti di un mercato turistico sempre più interessato al soggiorno ecosostenibile, ai sapori di nicchia, genuini e bio.

Tutti fattori che oggi giocano un ruolo rilevante nella proposta turistica altogardesana, che ha imboccato con decisione la strada dell’offerta «green», sancita anche da un progetto del Gal GardaValsabbia, chiamato appunto «Green line», che valorizza e certifica tutte quelle realtà (ricettive e produttive, ma anche fornitori di servizi) che operano nel rispetto dell’ambiente, che ricorrono a filiere produttive locali, che incentivano la mobilità alternativa, che fanno rete con gli altri operatori e le istituzioni.

Per valorizzare il patrimonio di paesaggi, tradizioni e sapori del Parco altogardesano, coinvolgendo le realtà locali in un percorso volto alla sostenibilità ambientale, è stato costituito nel 2008 anche il «Marchio di qualità del Parco», che certifica i prodotti (ma anche i ristoranti, i pubblici esercizi e le strutture ricettive) che osservano e rispettano un dettagliato disciplinare, che certifica la produzione locale e impone una serie di prescrizioni: l’utilizzo di mangimi certificati ogm free nell’allevamento, la lavorazione delle olive entro tre giorni dalla raccolta nella produzione di olio, la rinuncia all’uso di pesticidi nelle coltivazioni e via dicendo.

Tutto questo per dar vita a un sistema turistico che punta decisamente sull’anima verde del territorio. Una scelta che evidentemente paga. Come dimostrano le fortune di Tignale e Tremosine, due centri che hanno saputo fare di necessità virtù, sviluppando un turismo rurale che guarda più alla montagna che al lago. E che registra numeri in crescita anche in questi lunghi anni di crisi. Tignale, 1.300 abitanti, nel 2014 ha contato 40mila arrivi e 279mila presenze; Tremosine, 2.100 abitanti, ha invece collezionato 71mila arrivi e 272mila presenze.

Entrambi i comuni hanno una propaggine rivierasca - la zona del porto di Tignale e la frazione di Campione - ma la loro non è un’offerta propriamente balneare.

I sentieri, lo sport e la vita all’aria aperta, la ruralità, il paesaggio e la montagna sono i capisaldi della proposta locale. Diventano così vere e proprie attrazioni turistiche i 14mila olivi di Tignale, per lo più delle varietà Casaliva e Gargnà, i cui frutti biologici sono lavorati dalla Cooperativa Latteria Turnaria. O le cento piante di agrumi che dimorano al Pra’ de la Fam, ognuna della quali produce un migliaio di frutti ogni anno, destinati a diventare limoncino, marmellata, limoni sotto sale e altri prodotti da quest’anno commercializzati presso la bottega «La Spicanda» (è il termine dialettale che indica la raccolta degli agrumi), allestita direttamente in limonaia. Così come contribuiscono ad impreziosire la proposta turistica i pascoli e gli alpeggi dei soci della Coop Alpe del Garda di Tremosine, i vigneti di Marzemino recuperati a Voltino, le arnie dei tanti apicoltori locali. Realtà che raccontano i sapori di un territorio, ma anche la storia della sua gente, fiera custode di conoscenze e abilità antiche.

Simone Bottura

 

 

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