Archivio

Medici di base «incerti». Lamarmora si mobilita

L'ambulatorio di un medico di base chiude e quattrocento pazienti si mobilitano per chiederne la riapertura.
AA

L'ambulatorio di un medico di base chiude e quattrocento pazienti si mobilitano per chiederne la riapertura. Succede a Lamarmora, zona sud di Brescia. L'Asl di Brescia, tuttavia, chiede a tutti di pazientare: «Si sta cercando una soluzione che consenta, presumibilmente a breve, l'inserimento di un nuovo medico».
Protagonista di questa puntata di Pronto GdB è il signor Ambrogio che si è fatto portavoce dei pazienti «orfani» di un medico che operava nella zona. «Nel nostro quartiere è stato chiuso recentemente l'ambulatorio di una stimata dottoressa, che da trent'anni operava come medico di base» spiega il lettore. «Noi pazienti della dottoressa, su invito dell'Asl, dovremmo quindi scegliere un nuovo medico di base. La cosa, tuttavia, non è semplice: molti dei medici con uno studio in zona o non accettano mutuati oppure stanno anche loro per chiudere l'ambulatorio. Cosa devono fare gli anziani che hanno difficoltà a spostarsi in altre zone della città?».
Raccolte trecento firme
Ambrogio ci spiega di aver anche contattato direttamente Gianalfredo Facchi, direttore della Direzione gestionale distrettuale dell'Asl, per chiedere chiarimenti. Gli è stato risposto che bisogna portare pazienza per almeno sei mesi per avere un nuovo medico nello stesso studio della dottoressa. «Cosa dobbiamo fare quindi nel frattempo?» continua Ambrogio, che si è mobilitato raccogliendo circa 300 firme di cittadini, già inoltrate all'Asl. «Ne ho già raccolte un altro centinaio - dice - e sono pronto a consegnarle se questo può servire a far sentire la nostra voce».
L'Asl spiega la procedura
Abbiamo anche noi contattato l'Asl di Brescia. La struttura spiega che c'è un iter da seguire: «L'Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale prevede la determinazione del numero dei medici nell'ambito comunale, sulla base della popolazione assistita. Periodicamente in ogni distretto viene controllata l'eventuale carenza, poi segnalandola all'Ufficio competente regionale per la successiva pubblicazione dell'area carente sul Bollettino ufficiale della Regione Lombardia. Con l'ultima pubblicazione è stato possibile garantire inserimenti di nuovi medici anche in quartieri della nostra città che ne avevano necessità».
Per la zona di Lamarmora, quindi, «si sta cercando una soluzione che consenta, presumibilmente a breve, l'inserimento di un nuovo medico». Nel frattempo i pazienti che erano in carico alla dottoressa non più in attività, dicono all'Asl, «possono essere "assorbiti" dall'attuale numero di medici di medicina generale presenti nel Distretto. Sottolineiamo che già quasi la metà dei pazienti in carico alla dottoressa ha già operato una nuova scelta».
Cosa ne è delle cartelle cliniche?
Ambrogio pone anche un secondo quesito: «Le nostre cartelle cliniche, aggiornate da trent'anni dalla dottoressa e custodite nel suo computer, che fine faranno? possiamo noi cittadini rientrarne in possesso?».
L'Accordo collettivo nazionale per la medicina generale prevede, tra i compiti del medico di medicina generale «la tenuta e l'aggiornamento di una scheda sanitaria individuale (...) ad uso del medico ed a utilità dell'assistito e del Servizio sanitario nazionale». In virtù di questo passo della norma, l'Asl ritiene che l'assistito possa richiedere al proprio medico o, come nel caso della dottoressa, ai medici che condividono lo stesso ambulatorio, copia o sintesi della scheda clinica.
Maria Cristina Ricossa

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia