Nuovo Broletto tra delusioni e spaccature

Il Pd esce male dalle elezioni: solo sei consiglieri eletti. E Forza Italia si divide in Loggia.
Nuova Provincia, Mottinelli presidente
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Da una parte la delusione del Pd, dall'altra la spaccatura in Forza Italia. Da una parte i democratici che sono riusciti a portare un proprio rappresentante sullo scranno più alto del Broletto, ma che si ritrovano con un numero di consiglieri largamente inferiore alle aspettative (ne sono arrivati solo sei su dieci eletti nel listone); dall'altra un partito che deve fare i conti con una spaccatura, quella con i dissidenti guidati da Margherita Peroni, che arriva a farsi sentire anche in Loggia.

Sono alcuni degli elementi che emergono dopo il voto per la cosiddetta Provincia 2.0 che ha incoronato Pier Luigi Mottinelli presidente con il 67,54% delle preferenze (nessuna sorpresa, era l'unico candidato) e che ha rinnovato il consiglio portando in Broletto sindaci e consiglieri dei comuni bresciani. In attesa dei riconteggi e dei calcoli con il sistema proporzionale adottato per il Broletto, ecco gli eletti in ordine di preferenze: Alessandro Mattinzoli (listone, Forza Italia); Giuseppe Lama (Area Civica Democratica); Nicoletta Benedetti (Comuni in Provincia); Antonio Bazzani (Pd, listone); Mattia Zanardini (Lega); Andrea Ratti (Pd, listone); Michele Gussago (Pd, listone); Gianluigi Raineri (Forza Italia, listone); Nini Ferrari (Forza Italia, listone); Maria Teresa Vivaldini (Nuovo centrodestra, listone); Laura Parenza (Pd, listone); Diego Peli (Pd, listone); Giampiero Bressanelli (Area civica Democratica); Gianbattista Groli (Pd, listone); Giampiero Maffoni (Comuni in Provincia); Franco Claretti (Lega). 

Il Pd vede dunque escluso un esponente di peso, il capogruppo in Loggia Fabio Capra, oltre al consigliere cittadino Alberto Martinuz, al sindaco di Desenzano Rosa Leso e alla consigliera provinciale uscente Antonella Montini. Con solo sei consiglieri su sedici, è inevitabile l'apertura di un confronto interno per cercare le cause della sconfitta: in primis, l'accordo politico per il listone con Forza Italia.

Ma il listone ha fatto male anche al partito di Berlusconi. Non tanto in termini di eletti (i tre forzisti candidati sono entrati tutti assieme a Vivaldini di Ncd), ma in termini di divisioni interne. Perché il gruppo che si è ritrovato sotto la sigla Comuni in provincia, con Margherita Peroni leader esterna, è riuscito a fare eleggere Nicoletta Benedetti (anche) con i voti di due consiglieri cittadini di Forza Italia: Giorgio Maione e Mattia Margaroli. Se per il primo la fedeltà a Peroni era fuori discussione, per il secondo sembrava esserci qualche spiraglio, nell'ottica forzista. Invece, hanno votato contro le indicazioni del coordinatore provinciale Alessandro Mattinzoli. Anche in questo caso, un confronto serrato è all'orizzonte.

Nei consiglieri di minoranza rientrano i due della Lega, Claretti e Zanardini, quello di Sel, Lama, e il civico di centrosinistra sostenuto da Brescia per passione. Il gruppo di Laura Castelletti, alleata del Pd in Loggia, conferma la sua linea di autonomia rispetto ai democratici quando si parla di Provincia: cinque anni fa era alleata con Gianmarco Quadrini, Udc, ed anche ora ha scelto di muoversi in controtendenza rispetto al partito di Renzi. Come si vede, anche nella Provincia 2.0 i giochi di partito contano eccome. La differenza sta nella partecipazione degli elettori: i cittadini sono da ieri esclusi dalla votazione, diventata di secondo livello. I prossimi cinque anni serviranno a capire se sia stata una scelta utile e produttiva.

Per il momento, l'astensione di 489 amministratori su 2.537 aventi diritto al voto può essere letta come una bocciatura. Soprattutto da parte dei piccoli Comuni, in cui il non voto si è fatto sentire in maniera particolarmente pesante. 

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