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Università. Oltre la metà dei docenti ha più di 50 anni

L'Italia è all'ultimo posto nella classifica dei Paesi europei con i docenti universitari più giovani: solo 16 su 100 hanno meno di quarant'anni e oltre la metà (55%) ne ha più di 50.
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L'Italia è all'ultimo posto nella classifica dei Paesi europei con i docenti universitari più giovani: solo 16 su 100 hanno meno di quarant'anni e oltre la metà (55%) ne ha più di 50.
Crescono invece leggermente gli investimenti in ricerca e sviluppo e i risultati delle istituzioni di ricerca italiane nell'ottenere i fondi europei più competitivi.
Sono i dati, presentati in anteprima nei giorni scorsi a Torino, dell'Osservatorio su «Gli italiani, la scienza e le tecnologie digitali» contenuti nella nuova edizione dell'Annuario Scienza e Società 2011 (Il Mulino), curato da Observa Science in Society e realizzato grazie al sostegno della Compagnia San Paolo.
Dati che per il nostro Paese rimangono purtroppo decisamente poco confortanti nel quadro europeo e internazionale.
Non manca tuttavia qualche nota più lusinghiera. I ricercatori italiani, per esempio, continuano a ottenere buoni risultati nell'accesso ai finanziamenti dello European Research Council: si collocano infatti al quarto posto, per nazionalità, con 23 progetti finanziati. Hanno fatto meglio di loro solamente i ricercatori britannici (che si collocano al primo posto), tedeschi e francesi (al secondo posto a pari merito).
Questi risultati sono in parte dovuti a ricercatori di nazionalità italiana, ma che lavorano all'estero: l'Italia scende infatti al sesto posto se si considera il Paese dell'istituzione ospitante.
Si registra anche una lieve crescita degli investimenti nell'ambito della ricerca e dello sviluppo, sebbene l'Italia resti tra i Paesi che spendono meno in questo settore: 1,2% del Pil, la metà della media dei paesi dell'Ocse e un terzo meno di quella europea (Ue a 27).
Secondo Massimiano Bucchi, professore di Scienza tecnologia e Società all'Università di Trento e tra i curatori dell'Annuario, «il tema delle risorse umane, e in particolar modo della loro avanzata età media si conferma come un tema cruciale per la ricerca e l'innovazione in Italia, con un rischio di "scoraggiamento" delle nuove generazioni».
«Non è forse un caso - prosegue Bucchi nella sua analisi - che gli italiani siano tra i meno convinti, in Europa, che un giovane interessato alla scienza abbia oggi maggiori opportunità di lavoro (47% contro il 73% degli svedesi e una media europea del 58%)».
I ricercatori sono quattro ogni mille occupati, contro una media europea (Ue 27) di quasi sette (6,6) e punte di oltre 16 in Paesi come la Finlandia. Una situazione stabile rispetto all'anno precedente, che vede però l'Italia solamente al 32esimo posto tra i Paesi dell'Ocse per numero di ricercatori.
Dal punto di vista della distribuzione regionale, va sottolineato che ben un quinto dei ricercatori italiani lavora in Lombardia: la nostra regione si distingue anche per la più elevata quota di ricercatori operanti nel settore privato e in quello del non profit.
Nel Lazio, anche in ragione del fatto che vi hanno sede numerose istituzioni nazionali, si concentra invece oltre il 40% del totale dei ricercatori di istituzioni pubbliche.

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