Università

Più di cento bresciani sotto la Mole

All’Università degli studi di Torino i corsi più gettonati sono nel settore umanistico-linguistico
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Incastonata tra la fondazione delle università di Ferrara e di Parma, l’Universitas augustae taurinorum divenne studium generale nel 1404, grazie a una bolla di Papa Benedetto XIII. Si era allora sotto il florido regno di Amedeo VIII, duca di Savoia. Nonostante il funzionamento discontinuo che caratterizzò i primi secoli di vita dell’università, nel 1800 l’ateneo venne ufficialmente riconosciuto a livello nazionale e arrivò a detenere per dimensioni, numero di iscritti, cattedre e docenti, la qualifica di secondo centro universitario dell’Impero dopo quello di Parigi. Con la Riforma Gentile del 1923, essa entrò a far parte delle 10 università italiane gestite e finanziate direttamente dallo Stato. Il tentativo di fascistizzazione dell’ateneo trovò tali resistenze che negli anni ’30 esse si tramutarono in una vera e propria stagione culturale e antifascista. Molti sono stati i protagonisti della vita politica italiana formatisi a Torino, per citarne solo alcuni si possono fare i nomi di Gramsci, Gobetti, Togliatti, Einaudi e Saragat. La stessa facoltà di medicina conferì nel 1936 un 110 e lode al premio Nobel Rita Levi Montalcini. Con i suoi oltre 65 mila iscritti, oggi la classifica Censis qualifica l’università torinese come il quinto migliore ateneo mega della nazione.

Gli studenti bresciani qui iscritti per quanto riguarda l’anno accademico 2013/2014 sono in tutto 66, 44 donne di cui 38 in corso e 6 fuori corso alla quali si aggiungono 22 colleghi maschi, 19 in regola e tre fuori corso.

Prendendo visione dei dati, ci si accorge che gli ambiti ruotanti attorno a settori umanistico-linguistici sono i più scelti. In testa troviamo infatti il dipartimento di culture, politica e società con 14 studenti, 8 femmine e 6 maschi. Al suo interno i più in auge sono le scienze internazionali e quelle strategiche. Subito sotto la preferenza va a lingue, letterature straniere e culture moderne con sette donne e un solo uomo, con il più scelto corso di laurea in lingue straniere per la comunicazione internazionale. I corsi appartenenti al dipartimento di studi umanistici radunano sette iscritti distribuiti in modo omogeneo tra i corsi di lingue e culture dell’Asia e dell’Africa, Dams e Lettere. Sei coloro che studiano al dipartimento di Psicologia, rivelando una preferenza per quella clinica e di comunità. Cinque sono le universitarie bresciane, tutte donne, che frequentano Economia e management e, in egual numero, gli studenti di Scienze agrarie, forestali e alimentari. Oltre, si va incontro a numeri meno coscpicui come i tre iscritti di Chimica e i tre Scienze storiche e a Medicina.

Dei bresciani che hanno scelto Torino come meta per proseguire i propri studi, un numero tutt’altro che trascurabile, 52 per l’anno 2012/2013, è approdato al Politecnico, secondo per livello qualitativo dopo quello di Milano stando alla classifica Censis. La graduatoria stilata dal QS world university ranking colloca il Politecnico tra le 100 migliori università mondiali nell’area dell’ingegneria, con particolare eccellenza nel campo dell’electrical and electronic engineering, grazie al quale risulta essere il 30° ateneo al mondo e 6° in Europa. Ingegneria industriale è stata la più gettonata dagli universitari bresciani, seguita da quella dell’informazione e da Scienze dell’architettura. Nell’arco del medesimo anno accademico, erano una decina gli studenti targati Leonessa iscritti all’università del Piemonte orientale, l’ateneo tripolare dislocato tra Alessandria, Novara e Vercelli resosi indipendente da quello torinese nel 1998.

Barbara Fenotti

66

Sono i bresciani iscritti all’Università di Torino nel 2013/2014, 44 sono donne e 22 i colleghi maschi

52

Sono gli universitari provenienti da Brescia che hanno studiato Ingegneria o Architettura al Politecnico

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