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La riforma delle Scuole divide gli specializzandi

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La controversa questione della riforma circa l'accesso alle specializzazioni per le professioni mediche, che infiamma la rete dall'inizio dell'anno, è arrivata a Brescia. Lo ha fatto con un'assemblea aperta a tutti gli studenti, organizzata dalla lista universitaria Studenti Per. Così, lunedì pomeriggio, l'aula magna del Dipartimento di Medicina e Chirurgia è stata occupata da tanti futuri specializzandi.
In attesa di sapere, di questo si trattava: informare gli studenti bresciani circa lo stato di una riforma giunta agli onori della cronaca solo di recente e avvolta da troppa confusione. Con il compito di far chiarezza risuonava la voce di Cristiano Alicini, presidente di Federspecializzandi, e con lui gli studenti dell'Università di Verona, costituenti il comitato «per la proroga della riforma al 2019/2020». In questo dibattito una sola cosa è certa: la riforma «s'ha da fare». Ma come e quando sono le domande. Già redatte e discusse due bozze - la prima nel dicembre 2012 e la seconda stilata il 4 marzo 2013 - ora si attende la terza, quella definitiva, che verrà inviata al Consiglio di Stato. Qualora approvata, diverrà il nuovo regolamento, i cui contenuti saranno probabilmente: addio ai concorsi «ad atheneum» e graduatoria nazionale per ciascuna specialità. La Commissione avrà un presidente esterno, sorteggiato dal Ministero, e vigilerà sullo svolgimento di un'unica prova. Cambia anche la valutazione del curriculum: conterà un indicatore dato dalla somma tra voto di laurea e media degli esami, raffrontato con i risultati ottenuti dagli altri studenti dell'anno e del corso del candidato - il che dovrebbe ovviare alla disomogeneità nell'attribuzione dei voti tra gli atenei italiani.
La riforma, però, dovrebbe applicarsi dal 2013/2014. E gli studenti che hanno già improntato il loro percorso di studi al superamento dell'attuale concorso? È il fulcro del dibattito: l'attuale sistema, ove pesa moltissimo la discrezionalità della commissione, genera delle disfunzioni nell'approccio al corso di laurea.
Se per Federspecializzandi «cambiare il momento valutativo significa rivoluzionare in positivo l'approccio dello studente al percorso di studi», diverso è il punto di vista del comitato veronese, che vuol essere a sua volta ascoltato dal Ministero, cui chiede di rallentare, spostando l'attuazione al 2019, e adottando, nel frattempo, un «regolamento-tampone». «Non siamo contro la riforma, ma è necessario attuarla con tempi, mezzi e organizzazione adeguati». L'idea di una riforma immediata ha suscitato clamore tra gli studenti bresciani, ma che il sistema debba cambiare è pensiero condiviso.
Jennifer Riboli

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