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L’Asa della Cattolica sempre più internazionale

I ricercatori dell’Alta scuola per l’ambiente sono stati impegnati al Trinity Hall College di Cambridge
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In trasferta a Cambridge per riflettere su un nuovo modo di concepire l’ambiente mettendo al centro l’uomo. Per due giorni, lunedì e martedì, i ricercatori dell’Alta scuola per l’ambiente (Asa) dell’Università Cattolica di Brescia sono stati impegnati al Trinity Hall College di Cambridge dove si è svolta la prima edizione del workshop internazionale «Verso una nuova alleanza tra l’uomo e l’ambiente: da scienza e formazione alle politiche sostenibili».

«Il Workshop, organizzato anche in collaborazione con la Fondazione Feltrinelli, ha inteso valorizzare, attraverso una prospettiva multidisciplinare, l’incontro tra gli attori territoriali e gli ambiti di ricerca per condividere conoscenze, sviluppare capacità culturali più forti all’interno delle comunità locali e favorire l’avvio di pratiche e politiche più sostenibili», osserva il direttore dell’Asa Pierluigi Malavasi.

Alla prima sessione hanno partecipato, accanto a numerosi docenti inglesi, anche alcuni professori della Cattolica. Oltre a Malavasi erano presenti Pier Sandro Cocconcelli, direttore di Expolab; Stefano Pareglio e Yves Gaspar. Nella seconda sessione sono invece intervenuti Roberto Zoboli e Ilaria Beretta. Nella giornata conclusiva si sono anche alternati gli interventi di ricercatori e collaboratori dell’Alta scuola, coordinati dalla direttrice del dipartimento di Pedagogia Simonetta Polenghi.

Le tematiche maggiormente al centro dell’attenzione sono state ricerca e innovazione, educazione e sostenibilità, cambiamento climatico e sviluppo di nuove linee politiche.

«Questo workshop ha rappresentato un’ottima occasione per inserire la nostra Alta scuola sull’ambiente in una traiettoria di sviluppo tesa a costruire un network internazionale di scambio, ricerca ed innovazione», ha aggiunto Malavasi.

A testimoniare l’importanza strategica dell’evento la presenza nella delegazione bresciana di Cocconcelli, delegato del rettore all’internazionalizzazione della Cattolica. D’altronde proprio su questo fronte l’ateneo «ha da tempo intrapreso una strategia di rafforzamento della propria posizione», per citare le parole del rettore Franco Anelli, pronunciate durante il recente Dies Academicus.

Nella sede di Brescia è infatti cresciuto il numero degli studenti che stanno vivendo un’esperienza di studio all’estero: quest’anno sono 164 oltre il doppio di un lustro fa.

L'internazionalizzazione è trasversale a tutte le aree di studio. Così nelle scorse settimane sono state in città alcune maestre spagnole coinvolte nel progetto europeo Comenius sul tirocinio degli insegnanti, mentre un gruppo di pedagogisti stranieri, tra cui il belga Jean Pierre Pourtois, ha partecipato all’iniziativa «La città educativa», promossa dalle cattedre di Pedagogia sociale e Pedagogia generale, per discutere di partecipazione, costruzione di coesione sociale, qualità della vita e pratiche di comunità.

Un ateneo, quindi, che si apre al mondo per restare al passo con i tempi. La strada dell’internazionalizzazione appare imprescindibile per individuare nuove traiettorie di ricerca e poter essere competitivi nell’ottenimento di finanziamenti, oggi sempre più legati alla capacità di tessere accordi con partner stranieri. O si va all’estero o si resta a mani vuote.

Mario Nicoliello

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