I giornalisti crescono nelle aule di scuola
Alcuni mutuano, distorcendolo ad arte, il nome di noti quotidiani. Atri vanno di invenzione, tra sarcasmo e riferimenti più «scolastici». E altri ancora portano avanti la tradizione. Sono i giornali scolastici. Meglio, alcuni dei giornali scolastici bresciani.
Al Liceo Calini di via Montesuello, a «Il Resto del Calini» lavorano una decina di ragazzi coordinati dal professor Luigi Guarisco. «Ci sono un paio di ruoli di coordinamento tra noi - spiega Isidora Tesic - ma siamo molto liberi nella scelta e nella stesura degli articoli», di volta in volta corredati da un’illustrazione ad hoc. I temi, anche qui, sono i più diversi, ma strettamente legati alla scuola, dall’ironico Ipse Dixit (che richiama quanto detto in classe dai docenti) alla politica, passando per la cultura, la società, le tendenze… La periodicità è mensile o bimestrale; «Il Resto» viene stampato in 250 copie distribuite all’interno dell'istituto e, pian piano, riportato anche sul relativo gruppo Facebook. Recentemente, inoltre, è stata inserita una sezione chiamata ad accogliere gli articoli dello Statuto degli studenti e delle studentesse, con la Rete degli Studenti Medi di Brescia. «È un modo per esprimere le proprie opinioni prendendosene la responsabilità - ragiona Isidora -, preparandosi a discutere, certo senza intaccare la libertà di pensiero, e a relazionarsi con il mondo del giornalismo, affinando la scrittura rivolta a un pubblico e alla formazione di un’opinione pubblica».
Analogo il funzionamento delle strutture di Arnaldo e Lunardi, con qualche peculiarità. All’Arnaldo, «L’Eretico» - che ha visto numerose mutazioni negli anni, cambiando nome da «La Scintilla» a «L’Argonauta» a «Candido» - esiste teoricamente ma non ha ancora visto la luce delle stampe per l’anno 2013/2014. Gli articoli preparati dalla redazione - «Siamo in 7/8 - illustra Giulio Fugazzotto, responsabile - ma non fissi» - devono passare al vaglio di una commissione di garanzia composta dallo stesso Fugazzotto, dal docente coordinatore del progetto prof. Franco Buncuga e da un rappresentante dei genitori, con l’ulteriore ultima parola del dirigente. «Che sino a oggi non ha dato la sua autorizzazione ad alcuni articoli - osserva Fugazzotto - e per questo siamo ancora in attesa». I temi trattati guardano da un lato all’attualità scolastica e dall’altro a quella generale; il formato rimane cartaceo, dietro di un piccolo contributo agli studenti.
Al Lunardi, invece, lo storico «Lunarfollie» esiste sia in formato cartaceo - 200 copie distribuite gratuitamente - sia digitalizzato, «inglobato» nella pagina istituzionale www.lunardi.bs.it. «È il più antico della Provincia - ricorda la docente coordinatrice Marina Raggi, insegnante di italiano e storia -, fu fondato 22 anni fa dal nostro compianto collega Giuseppe Mattei, che l’ha curato sino alla fine, anche dopo la pensione, fino a quando la malattia gliel’ha permesso». Oggi Beppe Mattei non c’è più, ma a lui è intestata l’aula in cui si tengono le riunioni di redazione. Il numero di collaboratori - anzi, collaboratrici - è ondivago: lo scorso anno erano 11, quello prima ancora 13 e quest’anno 9. «Forse i giovani la vedono come un’esperienza fuori moda». Ma Marina Raggi ha fatto di necessità virtù: «Siamo in pochi e quindi, anziché fare informazione, facciamo riflessione, ciascuno col suo contributo». Ogni numero - per tre o quattro uscite l’anno - è dedicato a un tema specifico. L’ultimo, per esempio, affrontava il dramma delle calamità naturali. Un punto di forza è «il fatto di essere inseriti in una scuola cosmopolita in cui, senza nemmeno uscire dal cancello, si possono avere voci da ragazzi di ogni parte del mondo».
Raffaella Mora
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