Scienza

Smartwacth al polso, ma è un errore definirli orologi

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«We have one more thing». Con la frase usata da Steve Jobs per l’annuncio dei nuovi prodotti, l’attuale CEO di Apple, Tim Cook, il 9 settembre ha presentato al mondo Apple Watch.

Il lancio ha avuto fin da subito risonanza mondiale, come ogni evento della casa di Cupertino. Quello che però è veramente significativo è che chiunque, finalmente, ha potuto capire che cosa siano e a cosa servano realmente gli smartwatch. Non uno smartphone da polso, bensì un orologio intelligente, capace di tenerci sempre connessi alla rete, farci divertire con giochi e fotografie, permetterci di telefonare e inviare messaggi.

La domanda quindi sorge spontanea: in cosa uno smartphone è diverso da uno smartphone?

Gli svariati modelli disponibili sul mercato e le varie app a disposizione (sia su Google Play che Apple Store) annullano le differenze, a livello di potenzialità, tra i due dispositivi.

L’unica vera differenza, sembrerà banale, sta nelle dimensioni. Dimensioni che però rendono i due dispositivi totalmente diversi e autonomi, anche se totalmente interdipendenti. Autonomi perchè, avendo entrambi la possibilità di inserire una Sim, si può usare l’uno o l’altro a piacimento. Il problema, però, è lo schermo. Un display da un pollice e mezzo rende complesse moltissime operazioni. Si pensi ad esempio alla scrittura di un messaggio.

Non sempre è possibile fare affidamento su sistemi di riconoscimento vocale, per quanto validi, o su messaggi pre-composti, utili in ben poche occasioni. Si pensi, invece, ai disagi di guardare un video di youtube su un display così piccolo.

O ancora: non essendo dotato di connettori per auricolari, ma di un piccolo altoparlante, le chiamate sono solo in vivavoce. Limiti che possono essere pienamente compensati dall’uso congiunto con uno smartphone.

La comodità di avere un normalissimo orologio da polso, è che si può controllare l’ora con un veloce gesto, una rapida occhiata. Proviamo ad estendere questo ragionamento agli smartwatch. L’uso più ovvio è quindi quello di un rapido sistema di notifica delle attività del proprio smartphone. Connettendo tra loro i due dispositivi uno diventerebbe il «primo display» dell’altro.

Con un semplice movimento del polso si potrebbe vedere chi ci ha scritto, chi ci sta chiamando, oppure chi sta twittando cosa. Tutto senza mettere la mano in tasca. Lo smartwatch come oggetto da consultazione rapida, che oltre a mostrare l’ora riesce a fare anche molte altre cose. Due elementi autonomi ma della stessa classe, smartphone e smartwatch, studiati per essere usati in simbiosi.

Ancora incertezza, però, sul target di questi nuovi dispositivi. Chi non usa l’orologio è disposto a metterlo solo perché smart? Chi invece ha già un orologio è veramente disposto a sostituire quello che ha al polso con uno di ultima generazione? Bisogna attendere e vedere la risposta del mercato.

Altra domanda: quanti vorrebbero comprare un orologio che si deve ricaricare ogni sera? Nota dolente di questi dispositivi, infatti,è la batteria. Fare stime di durata quando si è ancora in fase di sviluppo è prematuro. Una cosa è sicura però: deve essere messo in carica tutti i giorni. Questo perchè la batteria deve stare in uno spazio fisico ridotto, rispetto al cugino smartphone. Quindi, batteria più piccola e di minor durata.

Si nota poi che questi orologi sono molto più ingombranti, sul polso, rispetto ai tradizionali modelli maschili. Maschili perché non esistono smartwatch da donna. Apple è l’unica che ha lanciato un modello in due dimensioni, ma la differenza è minima.

Chi sostiene che, con l’arrivo di questi nuovi orologi, il mercato degli smartphone sia destinato a subire una flessione si sbaglia di grosso. Il primo motivo è la diversa fruizione da parte dell’utente, come già detto. il secondo, invece, è più generale, e per capirlo si deve estendere il ragionamento a tutti i dispositivi smart indossabili. Gli smartwatch sono il primo dispositivo disponibile, sul commercio di massa, di una serie di oggetti wearable. Una serie di dispositivi elettronici indossabili quotidianamente, con l'obiettivo di semplificare/automatizzare lo sile di vita delle persone (escludiamo da questo ragionamento i Google Glass, ad oggi con un volume di vendita ancora troppo basso). Oggetti che vedranno un proliferare nei prossimi anni. Pezzi di un puzzle che proverà a fondere abbigliamento e tecnologia.

Alberto Montanaro

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