Scienza

Le discariche di oggi, miniere del domani

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Le cialde del caffè, schiacciate con un batticarne, possono diventare ciondoli o segnalibri e il latte si può trasformare facilmente in ecoplastica.

Anche la carta può trovare nuova vita. In natura la parola «rifiuto» non significa nulla.

In un ecosistema in equilibrio, ogni prodotto di scarto può rinascere. Anche per la chimica e per la scienza dei materiali è così. Il termine «rifiuto» ha invece un’impronta legata strettamente allo sviluppo della cosiddetta società dei consumi.

Ciò che si accumula nelle discariche, però, non è altro che un miscuglio di materiali (plastiche, metalli, vetro, carta e non solo) che possono, e sempre più devono, tornare ad essere utilizzati. In un pianeta sempre più affollato, come il nostro, le risorse sono sempre meno e ciò che buttiamo può diventare un vero patrimonio.

Solo così la Terra, un sistema che si può considerare chiuso e con risorse limitate, potrà ancora essere ospitale per tutti i suoi abitanti. Per sensibilizzare i più giovani su questi temi, importantissimi per il futuro dell’umanità, il Laboratorio di Chimica per le Tecnologie (Chem4Tech) del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Industriale di Brescia, ha organizzato «Materiali e Sostenibilità: si può fare!».

Per due settimane i ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado sono ospiti a Ingegneria di Brescia per realizzare esperimenti su come riutilizzare gli scarti. Perché, certo, è pur vero che la cultura del risparmio energetico e del riciclo deve passare attraverso nuovi processi industriali, più ecosostenibili, ma è altrettanto importante che una nuova sensibilità diventi parte di noi e delle nostre attività quotidiane.

«È fondamentale che i ragazzi, che sono i cittadini di domani - spiega Laura E. Depero, direttrice di Chem4tech -, imparino a vedere i rifiuti come la più grande miniera del futuro».

Ai più di 1000 ragazzi che, dal 17 al 28 novembre, partecipano al laboratori del riciclo, i dottorandi e gli assegnisti di Chem4Tech (coordinati da Mariangiola Brisotto e Michela Pasquali) spiegano che ciascuno di noi, con delle semplici azioni, può fare la sua parte. La carta, ad esempio, può tornare utile facilmente: basta farla macerare nell’acqua.

Così diventa una poltiglia che può essere impastata e pressata con uno schiacciapatate. Una volta asciutta può essere ritagliata, colorata e con un po’ di fantasia trasformata, ad esempio, in un sottobicchiere.

La creatività è anche uno degli ingredienti per utilizzare al meglio la bioplastica, realizzata a partire da latte scaduto e aceto.

Molte plastiche derivano dal petrolio che contiene atomi di carbonio, ma anche il latte ne contiene.

Così può essere un'ottima materia prima per realizzare un materiale biodegradabile da modellare, creando - tra l’altro - le decorazioni dell’albero di Natale. Basta scaldare 2 tazze di latte ad una temperatura di circa 70° (non deve bollire) e aggiungere 2 cucchiai di aceto.

Il tutto va poi mescolato delicatamente finché si formano dei grumi, che andranno separati filtrando la miscela con un colino foderato con carta assorbente o uno straccio di cotone. Una volta eliminata tutta l’acqua si recupera un impasto da avvolgere in un tovagliolo di carta per asciugalo il più possibile.

La pasta ottenuta va quindi lavorata come se fosse pongo per una decina di minuti, ed ecco pronto un materiale al quale dare la forma che si desidera.

«Materiali e Sostenibilità: si può fare!» è un evento organizzato per celebrare la Settimana europea per la riduzione dei rifiuti, durante la quale in tutta Europa si realizzano iniziative di sensibilizzazione sui temi della sostenibilità ambientale e della corretta gestione dei rifiuti.

Il progetto nasce nell’ambito de «A Brescia si parla di scienza e tecnologia», una serie di iniziative dedicate alla divulgazione scientifica ,organizzate dall’Università degli Studi di Brescia e da AmbienteParco, grazie a un accordo di programma co-finanziato dal MIUR.

«Materiali e Sostenibilità: si può fare!» è dedicato a Federico Gozio, il ventiduenne studente di ingegneria recentemente scomparso.

Non c’è dubbio come la pratica in laboratorio rappresenti un valore aggiunto nella divulgazione scientifica. Solo attraverso l’esperienza diretta, infatti, si ha la netta percezione di come le discariche di oggi diventeranno le ricche miniere del domani.

Maria Cristina Ricossa

 

 

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