Scienza

I brevetti della Nasa finiti nel carrello della spesa

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Nel carrello della nostra spesa c’è sempre un po’ di Luna. Sono molte, infatti, le soluzioni tecnologiche nate per fornire agli astronauti i mezzi necessari ad affrontare le delicate missioni spaziali degli anni ‘60 e ’70, trasformate poi sulla Terra in prodotti commerciali e servizi. Secondo gli analisti, il programma è costato agli Stati Uniti miliardi di dollari, ma si stima che le ricadute tecnologiche abbiano prodotto almeno 30mila oggetti e che per ogni dollaro speso dalla Nasa in pochi anni ne siano stati prodotti almeno tre.

Le innovazioni scientifiche che derivano dalle conquiste spaziali hanno apportato indubbi benefici al nostro quotidiano, tutti ne godiamo, ma pochi si chiedono davvero in che contesto siano state ideate.

Facciamo qualche esempio. Se avete appeso qualche oggetto alle pareti di casa, è probabile che abbiate sperimentato anche voi un’esperienza aerospaziale. Il trapano senza fili è oggi un elettrodomestico comune e fu sviluppato nel 1961 da Black+Decker. Tre anni più tardi l’azienda partecipò ai progetti aerospaziali, offrendo alla Nasa questo utensile a batteria. Nel 1968 il progetto fu accettato dalla Nasa per il progetto lunare Apollo, per permettere agli astronauti di effettuare le debite riparazioni, azione che avvenne con successo durante la missione Apollo 15 e nelle successive 16 e 17.

Come è noto l’assenza di gravità nello spazio ha profondamente condizionato la permanenza degli astronauti nella navicella spaziale. La superficie interna dell’abitacolo, anche dell’attuale stazione spaziale è potenzialmente pericolosa, viste le molteplici aree spigolose contro le quali rischiano di finire gli astronauti. La Nasa aveva bisogno, quindi, di un materiale che potesse attutire gli inevitabili impatti.

Alla fine degli anni ’60 venne elaborato un modulo di gomma piuma, progettato affinché prendesse la forma del corpo col quale fosse entrato in contatto. Questa particolare gomma piuma riusciva (e riesce) a modellarsi istantaneamente al corpo degli astronauti, assorbendo così la forza cinetica degli urti. Oggi l’uso più comune della schiuma a memoria è la costruzione di innovativi materassi e cuscini, che, appunto, mantengono la forma del corpo umano.

La nuova tecnologia è stata applicata dapprima ai letti d’ospedale, dove la schiuma a memoria trova la sua applicazione più utile: con la sua capacità di eliminare i punti di pressione, è un metodo molto efficace e relativamente poco costoso per prevenire piaghe da decubito. Inoltre troviamo parti di schiuma a memoria nelle scuole delle scarpette sportive.

Un altro cambiamento radicale che dalle navicelle spaziali è arrivato nelle nostre case riguarda l’alimentazione. Gli astronauti possono assumere solo cibi liofilizzati, omogeneizzati o essiccati. Non solo sono più facili da digerire in condizioni di assenza di gravità, ma soddisfano le rigorose restrizioni di peso e di volume che le missioni impongono. Non solo. Questi cibi soddisfano anche elevati standard igienici.

Le nuove procedure di controllo diedero inizio al programma Hazard Analysis Critical Control Point (HACCP), che è oggi una prassi comune per la sicurezza alimentare in tutto il mondo, ed nata è stata messa apunto proprio in scia alle necessità aerospaziali. Nel 1964, inoltre, la Nasa cominciò a fornire agli astronauti gomma da masticare senza zucchero. La consistenza degli alimenti adatti all’ambiente spaziale era liquida o cremosa e le gengive degli astronauti tendevano a gonfiarsi perché non masticavano il cibo. La gomma senza zucchero contribuì a mantenere i denti e le gengive sane e forti e divenne un prodotto commerciale venduto in tutto il mondo proprio grazie alle imprese spaziali più lunghe ed estreme.

Martina Reggia

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