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Esa progetta Ariane 6 per competere nei... trasporti

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Il potente e affidabile lanciatore spaziale europeo Ariane 5 sarà sviluppato in una versione ancora più evoluta, capace di portare in orbita bassa ben 22 tonnellate, ma entro la fine del decennio avrà un successore in grado di garantire un carico utile massimo limitato a 7 tonnellate, il che vuole dire corrispondente alla massa di un solo satellite.

Il motivo è semplice: garantire l’accessibilità allo spazio a costi contenuti.

Anche Arianespace ci accinge a praticare tariffe di lancio low cost, ma diversamente dal mondo dell’aviazione commerciale il consorzio europeo lo farà agendo sulla leva tecnologica.

Destinato a entrare in servizio nel 2020, Ariane 6 sarà meno potente di Ariane 5, ma avrà costi ridotti del 60 per cento, da 170 a 70 milioni euro.

Rispetto ai due decenni scorsi, il peso dei satelliti tende a ridursi, grazie all’impiego nuovi materiali e strumentazioni meno voluminose. Ariane 5 continuerà ad essere utilizzato per tutto il prossimo decennio, anche nella versione evoluta che dovrebbe essere pronta nel 2018, potendo ospitare nella propria ogiva una coppia di grandi satelliti.

Ariane 6 è destinato a garantire competitività commerciale immaginabile in futuro. La performance richiesta per il nuovo razzo è di 6,5 tonnellate in orbita di trasferimento geostazionario, al fine di soddisfare sia le esigenze istituzionali che quelle commerciali. Il lanciatore Ariane 6 mantiene la sequenza degli stadi, che prevede il primo e il secondo stadio a propulsione solida e il terzo stadio a propulsione criogenica.

L’Agenzia Spaziale Europea ha assegnato all'industria aerospaziale italiana Avio il compito di guidare lo sviluppo dei nuovi motori a propellente solido in fibra di carbonio per il nuovo vettore spaziale europeo Ariane 6.

Con la propulsione a solido Avio è stata presente con successo in tutti i 216 lanci di Ariane e nei due del piccolo lanciatore Vega.

I primi tre stadi del vettore Vega sono realizzati presso lo stabilimento Avio di Colleferro utilizzando la tecnica dell’avvolgimento della fibra di carbonio su uno strato di protezione termica di brevetto Avio. Si tratta di motori progettati per resistere a elevate sollecitazioni, che forniscono una spinta al decollo pari a 265 tonnellate.

In particolare, il primo stadio di Vega da 88 tonnellate di propellente è il motore monolitico in fibra di carbonio più grande al mondo. Una parte essenziale del nuovo lanciatore europeo Ariane 6 è il cosiddetto Composito Inferiore, costituita da quattro propulsori a solido uguali, progettati con questa stessa tecnologia ma con prestazioni ancora più elevate: 145 tonnellate di propellente e una spinta pari a 470 tonnellate).

La tecnologia dei materiali compositi applicata ai vettori spaziali garantisce vantaggi in termini di riduzione di peso e costi.

Avio non si è limitata alla progettazione e costruzione, ma ha brevettato una resina per realizzare i tessuti in fibra di carbonio pre-impregnata necessari alla realizzazione di tali motori.

Questa tecnologia è un punto di forza per l’evoluzione di Vega e per il futuro Ariane 6, ma anche un primato nel settore aerospaziale. Il progetto Vega, infatti, ha permesso all’Italia di essere tra i pochi Paesi al mondo in grado di produrre un vettore spaziale completo.

Nel corso della Conferenza per lo Spazio dei Ministri dei Paesi membri dell’Esa, in programma a novembre 2014, si deciderà la seconda fase del programma di sviluppo e qualifica di Ariane 6, con ripartizione di ruoli e partecipazioni e l’auspicabile adesione dell’Italia.

La nuova corsa allo spazio tiene conto infatti della questione dei costi per rispondere alle esigenze della clientela. E bisogna esserci...

Eugenio Sorrentino

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