Scienza

ClimaCon, l’abito che d’inverno cambia temperatura

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Abiti che controllano le funzioni vitali, riconoscono e neutralizzano le malattie, mantengono la temperatura corporea costante. Il tutto senza dimenticare la dimensione estetica.

A cominciare dai capi costruiti su misura. E non nel senso dei centimetri di spalline e girovita, bensì creati dalle emozioni di coloro ai quali sono destinati.

Neuro Knitting, una sorta di «lavoro a maglia cerebrale», è un esperimento condotto da Varvara Guljajeva, Mar Canet e Sebastian Mealla, impegnati nell’arte visual e nella ricerca sulle nuove tecnologie.

Ascoltando un brano musicale indossando un casco elettroencefalografo collegato ad un computer, le onde cerebrali registrate vengono poi trasmesse ad una macchina da cucire automatica, che le trasforma in una sciarpa dalla texture personalizzata.

Neuro Knitting è ancora solo un prototipo, ma potrebbe diventare un giorno, chissà, quotidiana realtà.

È già realtà invece l’esperimento condotto da Kranthi Kiran Vistakula, che da studente di Ingegneria Biomedica al Mit di Boston sviluppò un sistema di regolazione automatica della temperatura corporea tramite gli indumenti.

Il sistema, perfezionato e brevettato con il nome di ClimaCon, sfrutta il cosiddetto effetto Peltier: all’interno dell’abito o accessorio si trovano due lastre di metalli diversi, messi in contatto tra loro, attraverso cui viene fatta passare della corrente tale da produrre uno scambio di calore regolabile con un apposito dispositivo. Non parliamo di fantascienza ma dell’utilizzo di principi di termodinamica scoperti già nei primi anni dell’Ottocento, solo sviluppati.

Il sistema permette di controllare la temperatura tra i 4 e i 60 gradi, ed è utilizzato soprattutto in campo medico e sportivo. Sul sito della Dhama Innovations, azienda fondata da Vistakula, si possono però acquistare anche articoli di uso quotidiano come sciarpe e giacche a vento, oppure sottobicchieri termici per scaldare il caffè.

E questo pare essere solo l’inizio, tanto che si può ragionevolmente ipotizzare l’applicazione di ClimaCon - o suoi derivati - anche in altri capi d’abbigliamento. Arrivando magari ad un unico guardaroba per tutto l'anno.

Oltre al risparmio in termini di spazio e fatica - niente più pile di vestiti accatastati sul letto per il cambio armadi - sarà apprezzabile anche un miglioramento della vita di tutti i giorni.

E la sfida dell’abbigliamento del futuro sembra essere in gran parte basata sulla commistione di tessuti e tecnologie.

Da anni gli stilisti sono alle prese con un concetto di moda fondato su stile e scienza, nell’intento di prevedere - e dettare - le tendenze di domani. E i risultati sono tra i più sorprendenti.

È il caso dello stilista Hussein Chalayan, che ha fatto del trasformismo dell’abito un’inesauribile riserva di sperimentazione. A partire dalla spettacolare linea Airborne, abiti con migliaia di luci a led, di ambientazione decisamente futuristica. E tra le novità che potrebbero diventare quotidiane in pochi anni, ampio spazio è riservato alla praticità.

Nell’intento di arrivare un giorno ad eliminare problemi come sporco e umidità: la Liquipel, società californiana specializzata in nanotecnologie che ha già immesso sul mercato una copertura idrorepellente per smartphone, tablet e mp3, ha annunciato l'imminente creazione di capi d’abbigliamento «resistenti all’acqua».

All’annuale Consumer Electronics Show tenuto a gennaio a Las Vegas l’azienda ha mostrato un’anteprima del progetto: una maglia idrorepellente e anti macchia. I primi risultati della collaborazione che la Liquipel ha stretto con alcuni marchi di abbigliamento dovrebbero essere disponibili entro la fine di quest’anno.

E per porre un freno all’invadenza della «tecnologia cattiva» e del suo sempre più diffuso controllo dei movimenti (anche cerebrali) dell'individuo, Lisa Kori e Caitlin Morris, ricercatrici di Fabrica - centro di sperimentazione Benetton - hanno sviluppato una linea di accessori in grado di rilevare la presenza di intrusioni da parte di neuro scanner e segnalarle, tramite impulsi elettrici, sonori o visivi, alla persona che li indossa, distraendola e «proteggendone» quindi i pensieri.

Qualunque sia il nostro stile, negli armadi del futuro dovremo fare sempre più spazio alla tecnologia. Ovviamente sempre rispettando la modo: sul design non si transige.

Nicole Orlando

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