Scienza

Astronomia: Progetto Seti, la ricerca di E.T.

Decine di radiotelescopi puntati verso l'ignoto che nasconde la vita
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È trascorso mezzo secolo da quando Frank Drake, un radioastronomo ventinovenne del National Radio Astronomy Observatory in Virginia (Stati Uniti), puntò l'antenna da 26 metri del radiotelescopio Howard Tatel verso due vicine stelle, simili al nostro Sole, denominate Tau Ceti ed Epsilon Eridani.
Fu quello il primo tentativo di intercettare segnali radio prodotti da civiltà extraterrestri, che avrebbe dato vita al progetto di ricerca di forme di vita intelligenti nell'Universo. La nuova tecnica di esplorazione venne ribattezzata Ozma, dal nome di una principessa citata ne «Il Mago di Oz», per poi evolversi ed essere identificata nel più articolato ed ambizioso programma Seti (acronimo che riassume la ricerca di forme di vita intelligenti extraterrestri) basato su una rete di radiotelescopi sparsi sul globo che funzionano come veri e propri scandagli cosmici.
Sotto l'egida della Nasa fino al 1993, il programma Seti è confluito nell'omonimo istituto che ha esteso la partecipazione alla ricerca a milioni di utenti i quali, attraverso la rete internet SETI@home, si offrono di analizzare i segnali radio captati dal grande e famoso radiotelescopio Arecibo, uno dei più potenti esistenti al mondo che si trova a Portorico ed è gestito dall'Università californiana di Berkeley. Per celebrare il 50° anniversario dell'inizio della ricerca sistematica di forme di vita intelligenti extra-terrestri, radiotelescopi di tutto il mondo - tra cui l'antenna di Medicina dell'Istituto Nazionale di Astrofisica e Radioastronomia, nei pressi di Bologna - hanno svolto tra il 5 e l'8 novembre una maratona di osservazioni simultanee.
I radiotelescopi di 19 Istituti di Ricerca sparsi in 12 Paesi su 5 i continenti, hanno partecipato congiuntamente a un nuovo progetto osservativo, ribattezzato Dorothy come la protagonista del Mago di Oz. La parabola da 32 metri dell'Istituto di Radioastronomia di Medicina ha puntato su una piccola regione della nostra galassia in cui si trova la stella Gliese 581, nota per possedere un sistema planetario nel quale almeno un pianeta si troverebbe nella cosiddetta zona di abitabilità, dove cioè l'acqua eventualmente presente potrebbe trovarsi allo stato liquido. Gli obiettivi sono stati accuratamente selezionati in base alle attuali conoscenze acquisite sulle stelle simili al Sole e i cosiddetti pianeti extrasolari con caratteristiche riconducibili alla Terra.
La «quattro giorni no stop» del progetto celebrativo Dorothy ha rappresentato un evento davvero globale - sottolinea Stelio Montebugnoli, dirigente della stazione radioastronomica di Medicina - Radiotelescopi distribuiti in tutti e cinque i continenti hanno puntato contemporaneamente una serie di pianeti, sulla base di coordinate celesti ed intervalli di osservazione prestabiliti, alla ricerca di segnali che potrebbero essere stati prodotti da una qualche civiltà intelligente. L'Inaf ha partecipato alle attività per circa 24 ore, dalle 8 della mattina di sabato 6 novembre. Al di là dell'aspetto scientifico, il cinquantesimo anniversario del progetto Ozma rappresenta simbolicamente lo sforzo prodotto da ricercatori di tutta la Terra».
Oggi milioni di utenti in centinaia di Paesi aiutano l'università di Berkeley ad elaborare i segnali provenienti dallo spazio. Le probabilità di successo sono obiettivamente scarse ma il monitoraggio continua e, accanto alle attività di ricerca primarie dei radiotelescopi, prosegue il lavoro di distillazione delle frequenze cosmiche.
Eugenio Sorrentino

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