Terapie mente-corpo per trattare i tumori

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Linda Carlson, psicologo clinico alla McGill University di Montreal, professore ordinario di Oncologia psicosociale all’Università di Calgary, ha concluso il convegno internazionale sull’intreccio tra mente, stress e cancro che si è svolto a Brescia. L’abbiamo intervistata.

Si parla molto di terapie mente-corpo come validi strumenti di supporto, non solo psicologico, nella cura dei tumori. In cosa consistono?

Le terapie mente-corpo, non a caso si usa il plurale, possono essere definite come «una varietà di tecniche finalizzate a migliorare la capacità della mente di influenzare funzioni e sintomi corporei». Esse si avvalgono dei risultati di secolari discipline quali lo yoga o le tecniche di meditazione, nonché di pratiche più recentemente elaborate e raffinate, quali l'ipnosi, il rilassamento per immaginazione e le terapie della creatività. Queste tecniche hanno ormai alle spalle un lungo percorso: dagli studi pionieristici condotti da Jon Kabat-Zinn negli anni settanta del secolo scorso, alle attuali tecniche che attingono alla medicina tradizionale cinese, quali il Tai Chi e il Qigong.

In che modo queste terapie intervengono specificamente nel trattamento dei tumori?

Sono numerosi gli studi che pongono l'attenzione sul complesso legame tra corpo e mente e che mettono in evidenza come la percezione di uno stimolo doloroso, fisico o psichico, e la reazione ad esso sia condizionata dalla qualità del nostro stato mentale che influisce anche sulle prospettive di sopportazione e guarigione della malattia. Premesso che le terapie mente-corpo tendono a concentrarsi sul malato prima che sulla malattia e tutte mirano ad aiutare il paziente oncologico (o i suoi familiari) ad affrontare il dolore sia fisico sia psicologico, ognuna di esse mantiene la propria specificità e campo d'azione. Ad esempio, lo yoga, soprattutto se inteso nella sua accezione più ampia di disciplina che non si limita agli "esercizi fisici", si è rivelato un potente strumento per migliorare la qualità globale della vita, la risposta agli stimoli emozionali e sociali, il controllo dell'ansia, della depressione e dello stress. Ed è ormai acclarato da innumerevoli studi che tali benefici "psicologici" si traducono nel miglioramento dei valori del sistema immunitario, endocrino e cardio circolatorio.

Queste tecniche vengono usate anche per alleviare gli effetti collaterali delle cure tradizionali?

Sicuramente. Ad esempio, l'ipnosi è utilissima nella sintomatologia dolorosa, essendo in grado di sospendere la coscienza periferica. Oltre ad essere stata testata con ottimi risultati in numerose procedure diagnostiche particolarmente invasive, l'ipnosi si è dimostrata efficace nel trattamento di noti effetti collaterali della chemioterapia, quali la nausea e il vomito. A tal fine, si usa anche l'immaginazione guidata, associata al rilassamento muscolare, per creare una specifica esperienza sensoriale a fini clinici. Una terapia utilizzata oltre che nel controllo del dolore e della nausea, nel miglioramento del sistema immunitario e dell'efficacia chemioterapica. È poi molto promettente la recente introduzione del Tai chi e del Qigongi nel portare beneficio al sistema immunitario e alleviare l'impatto della fatigue.

Una posizione di rilievo tra le terapie mente-corpo resta comunque alla meditazione?

La meditazione è certamente centrale nell'ambito del programma "Mindfulness-based Cancer Recovery", un adattamento dell'originario programma di Kabat-Zinn alle specifiche esigenze dei pazienti di cancro. Il termine "Mindfulness" significa letteralmente presenza mentale o consapevolezza. È una forma particolare di consapevolezza, non cognitiva, non discorsiva, un modo di essere in contatto con ciò che accade, nello stesso momento in cui accade. Abbiamo studiato gli effetti del nostro programma su un'ampia gamma di parametri e abbiamo registrato miglioramenti nei livelli d'ansia, di depressione e di fatigue. Una diminuzione dei livelli di stress e una migliore qualità del sonno e in generale della vita. Tutto ciò si è tradotto in un'accresciuta capacità antinfiammatoria (produzione di cytokine IL-4) e in una diminuzione dell'interferone gamma.

Anna Della Moretta

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