Retinopatia diabetica: novità dalla ricerca bresciana

AA

Il diabete mellito è una delle malattie più diffuse al mondo e la retinopatia diabetica, una delle principali complicanze, è la principale causa di cecità nella popolazione adulta in età lavorativa nei paesi industrializzati. Data la così grande diffusione, l’impatto socio-economico di tale patologia è elevatissimo.

Ad oggi, il trattamento della retinopatia diabetica si basa sull’utilizzo di farmaci in grado di inibire uno solo tra i tanti fattori responsabili di questa grave malattia.

Sul numero di marzo di Diabetes, prestigiosa rivista scientifica internazionale, è stato pubblicato uno studio «bresciano» che identifica una nuova molecola in grado di inibire contemporaneamente l’azione di diversi fattori che localmente inducono la proliferazione vascolare alla base della patologia retinica.

Lo studio, condotto su modelli sperimentali con cellule umane e su animali da laboratorio, dimostra che tale molecola risulti essere potenzialmente più efficace dei farmaci attualmente in uso.

I ricercatori hanno dimostrato che la molecola è in grado di inibire sia l’angiogenesi (processo che porta alla formazione di nuovi vasi sanguigni da altri vasi preesistenti) sia il processo infiammatorio.

La ricerca è frutto della collaborazione tra la Sezione di Patologia ed Immunologia sperimentale del Dipartimento di Medicina molecolare e traslazionale dell’Università degli Studi di Brescia diretta dal professor Marco Presta, l’Unità operativa universitaria di Oculistica dell’Ospedale Civile diretta dal professor Francesco Semeraro e il laboratorio del Dipartimento di Fisiologia dell’Università di Pisa diretto dalla professoressa Paola Bagnoli.

Che così’è la retinopatia diabetica? Si tratta di una microangiopatia (complesso di lesioni specifiche dei capillari dei diabetici con ispessimento della membrana basale e alterata funzione) che interessa i vasi retinici provocando alterazioni della barriera emato-retinica, fenomeni essudativi, ischemici e neo-angiogenetici che possono compromettere notevolmente la funzione visiva.

Essa è caratterizzata da diversi stadi. Inizia con la comparsa di alterazioni non proliferative dei vasi retinici, microaneurismi, microemorragie, essudati; progredisce verso forme più severe con la comparsa di alterazioni venose, anomalie vascolari, ipoperfusione.

Nelle fasi più avanzate, si può assistere alla comparsa di neovasi patologici che posso determinare la comparsa di ulteriori complicanze come emorragie vitreali, distacco di retina e glaucoma.

In tutti i diversi stadi della retinopatia diabetica, il quadro clinico può essere complicato dalla comparsa di edema maculare, cioè di fluido che si accumula nella parte centrale della retina, la macula, che è l’area retinica più importante per la visione.

La patogenesi della retinopatia diabetica è complessa e coinvolge numerosi meccanismi vascolari, infiammatori e nervosi.

Negli ultimi anni è stato dimostrato che molte alterazioni strutturali e molecolari presenti nella retinopatia diabetica sono legate alla presenza d’infiammazione. Sebbene il processo infiammatorio sembri avere un ruolo importante nello sviluppo delle prime fasi della retinopatia diabetica, alcuni aspetti del ruolo dell’infiammazione nello svilupparsi della complicanza devono essere ancora definiti con certezza.

Molte informazioni sui diversi aspetti della patogenesi della retinopatia diabetica provengono dall’analisi della composizione del vitreo dei pazienti.

Oggi abbiamo a nostra disposizione numerose terapie di provata efficacia per il trattamento della retinopatia diabetica. La prima, consiste nel buon compenso della malattia di base tramite la terapia medica. Nei pazienti con retinopatia diabetica iniziale vengono spesso consigliati farmaci capillaro-protettori, regolatori del microcircolo, antiaggreganti. Quando è presente retinopatia diabetica avanzata con aree di ischemia retinica, la terapia consiste nella fotocoagulazione argon laser di tali aree. L’edema maculare viene invece trattato con iniezioni intravitreali.

Queste terapie si sono dimostrate molto utili, ma purtroppo non sempre sufficienti nel migliorare il quadro retinico e la vista dei pazienti affetti da questa terribile complicanza. Non tutti i pazienti rispondono alle terapie, l’efficacia è spesso temporanea e tali terapie presentano alcuni effetti collaterali. Il paziente diabetico, malgrado le cure, può sviluppare resistenza ai trattamenti che, dunque, perdono di efficacia.

Ecco, dunque, l’impegno dei ricercatori nello studio di alcuni momenti che portano all’insorgere della retinopatia diabetica e che non sono ancora del tutto chiari, in particolar modo la cascata che porta all’attivazione di fattori di crescita e il ruolo dell’infiammazione. I risultati «bresciani» sono promettenti per lo sviluppo di nuove terapie.

Anna Della Moretta

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia