Le insidie dei tatuaggi per la pelle

AA

A differenza del carcinoma cutaneo, il melanoma non può essere ricondotto esclusivamente all’esposizione solare. Da un punto di vista biologico, è noto che la melanina svolge un ruolo protettivo nei confronti del sole. È però importante specificare che i melanociti producono due tipi di melanina, l’eumelanina e la feomelanina, presenti entrambi in quantità variabili in ciascun individuo. Se l’eumelanina, che ha un colorito nero-marrone e prevale nei soggetti con pelle olivastra e capelli scuri, conferisce all’individuo un’elevata resistenza alle radiazioni UV, al contrario la feomelanina, con colorito giallo-rossiccio, prevale degli individui con cute chiara e aspetto fulvo della capigliatura ed è meno efficace dell’eumelanina nel neutralizzare i danni prodotti dalle radiazioni UV. Questo spiega perché l’esposizione al sole in soggetti chiari e con capelli rossi favorisca il tumore.

Studi e progetti di ricerca, sono stati sviluppati in Clinica Dermatologica all’Ospedale Civile. Tra questi, il progetto «Sole Sì/Sole No», supportato dalla Fondazione Beretta. Un’ampia iniziativa di prevenzione primaria del melanoma, estesa ai bambini bresciani, ha confermato che le ustioni solari avvenute in età giovanile sono un importante fattore di rischio per il melanoma.

Esistono, inoltre, fattori di rischio non legati al sole e ancora oggetto di studio, sostanze come gli estrogeni che potrebbero spiegare l’incidenza maggiore di melanoma nel sesso femminile, o farmaci come i beta-bloccanti o gli inibitori della 5A-fosfodiesterasi.

Ci sono, poi, inquinanti ambientali, come i bifenili policlorurati o policlorobifenili (PCB) in esame come eventuale fattore favorente, da quando nel 2013 l’Agenzia IARC dell’Oms ha rivisto la classificazione dei PCB, definendoli «cancerogeni per l’uomo». Con lo scopo di appuurare l’effettiva associazione tra livelli ematici di PCB totali e incidenza di melanoma cutaneo è attualmente in corso uno studio in collaborazione con l’Asl di Brescia.

I rischi del tatuaggio

I tatuaggi sono disegni decorativi «scolpiti» nella pelle. Alcuni li considerano forme d’arte, ma potrebbero essere anche l’inizio di un problema di salute. Del pigmento iniettato nella cute solo il 20/30% rimane fissato dentro le cellule del derma, i macrofagi, e va a formare il tatuaggio. Il restante pigmento è riassorbito nel circolo linfatico e rimane nel nostro corpo per tutta la vita.

Siamo sicuri che i tatuaggi non aumentino il rischio di tumori della pelle, in particolare di melanoma? Con certezza non lo sappiamo, ma si ritiene che i 50 casi tra carcinomi cutanei, melanomi e dermatofibrosarcoma protuberans, documentati dalla letteratura scientifica mondiale e insorti in corrispondenza di un tatuaggio siano un numero irrisorio se confrontato con i milioni di tattoo fatti: pertanto, per quanto è noto ad oggi, le neoplasie cutanee su tatuaggio sono da considerare una casualità.

C’è, però, un altro fenomeno molto preoccupante ed è il fatto che i tatuaggi possono mascherare un nevo o addirittura un melanoma, ritardandone la diagnosi precoce, quando è più facilmente trattabile. La presenza dei pigmenti del tatuaggio rende, infatti, difficoltosa e, a volte, impossibile l’identificazione di lesioni neviche presenti in sede di tatuaggio. In caso di insorgenza di un «neo» su tatuaggio, non si può capire la natura della lesione stessa, né identificarne le caratteristiche clinico-dermoscopiche, né capire l’eventualità di atipia. Anche alla dermatoscopia, il pigmento del tatuaggio rende non valutabili i criteri che consentono di classificare una lesione di natura melanocitaria o meno e per escludere il sospetto di atipia va sottoposta a biopsia e ad esame istologico per porre la diagnosi certa ed escludere un melanoma.

Il ruolo della dermoscopia

La dermoscopia è una metodica diagnostica non invasiva impiegata dal dermatologo e rivolta alla diagnosi precoce del melanoma: è riconosciuta come uno strumento molto valido per la diagnosi differenziale tra le lesioni pigmentarie non melanocitarie e melanocitarie. All’osservazione dermoscopica s’identificano, infatti, elementi di base che sono i criteri dermoscopici, l’analisi dei pattern e le diverse sfumature di colore di una lesione pigmentata, che nel loro insieme permettono di interpretare eventuali alterazioni e permettono di riconoscere quindi in tempo utile quei segni che consentono di effettuare una diagnosi precoce dei nevi atipici piuttosto che di melanoma. Capire se ci troviamo di fronte a situazioni di malignità, diventa difficile quando una lesione insorge su tatuaggio o se un nevo compare in corrispondenza del tatuaggio, anche perché non si può capire nemmeno in dermoscopia se il colore va interpretato come parte del tatuaggio oppure se si tratti di un segnale di atipia insorta su una lesione melanocitaria. La valutazione dermoscopica del colore è, infatti, un primo step dermoscopico che orienta sulla profondità della lesione che stiamo valutando. La presenza di varie sfumature del colore che dal nero sfocia nel grigio al biancastro può essere suggestivo di melanoma, mentre il grigio diffuso è dovuto a cellule diffuse nel derma come nel nevo blu o a pigmentazione diffusa come nel tatuaggio.

In dermoscopia, l’osservazione dei colori è, dunque, importante: i pigmenti che assorbono e danno luogo al nero, sono la melanina, ma anche l’inchiostro di un tatuaggio.

Nel caso in cui si volesse, poi, rimuovere un tatuaggio sarebbe inoltre importante effettuare una visita dermatologica integrata da dermatoscopia prima di una decisione. Bisogna, infatti, escludere con l’impiego della dermatoscopia la presenza di nevi melanocitici o addirittura lesioni pigmentate atipiche che potrebbero essere presenti in corrispondenza del tatuaggio e che rischierebbero di essere sottoposte ad ablazione da un eventuale trattamento laser perché rese equivoche dal pigmento esogeno. In caso di sospetto diagnostico è di regola indicato non effettuare il trattamento laser, e procedere invece ad una biopsia e all’esame istopatologico.

Ausilia Maria Manganoni - Piergiacomo Calzavara Pinton

Clinica dermatologica Spedali Civili-Università di Brescia

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia