Farmaci: arriva il superantibiotico

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Siamo entrati nell’era post-antibiotica. Una provocazione? Non proprio, vista la resistenza agli antibiotici e a ceppi di batteri divenuti «invincibili», una delle minacce alla salute globale.

Lo ha evidenziato l’Organizzazione mondiale della sanità nel suo primo rapporto sulla resistenza antimicrobica su scala mondiale pubblicato nel 2014. Per questa ragione è stata accolta con sollievo la notizia della scoperta, da parte di ricercatori della Northeastern University di Boston, di un «super-antibiotico», in grado di neutralizzare i batteri sempre più potenti contro cui gli antibiotici attualmente disponibili sono divenuti inefficaci. Antibiotici che, lo ricordiamo, vennero scoperti nel 1928 da Alexander Fleming.

Ma facciamo un passo indietro, ricordando anche i cartelloni informativi che campeggiano in città e che invitano ad un uso appropriato degli antibiotici

Dall’India all’Europa e gli Stati Uniti, sono sempre più frequenti le notizie di infezioni ospedaliere e comuni infezioni causate da Streptococchi, Klebsielle ed escherichia coli diventano incurabili perché non rispondono agli antibiotici, senza dimenticare la minaccia di alcuni ceppi di tubercolosi iper resistenti. Il rapporto dell’Oms ha rilevato come la resistenza al trattamento di ultimo ricorso contro le infezioni potenzialmente mortali causate dalla Klebsiella pneumoniae - carbapenemi - si è ad esempio propagata a tutte le regioni del pianeta. Ed anche la resistenza ad uno dei farmaci antibatterici tra i più usati per il trattamento delle vie urinarie dovuti all’Escherichia Coli -fluorochinoloni - è diffusa in modo molto ampio. In Europa la resistenza agli antibiotici costa 1,5 miliardi di euro ed oltre 25 mila morti, ed è molto alto il livello di resistenza alle cefalosporine di terza generazione per la Klebsiella pneumonia. In alcuni luoghi, il 60% delle infezioni da Staphylococcus aureus è meticillino-resistente. Il nostro Paese è tra quelli con la più alta percentuale di resistenza praticamente per tutti i batteri. La resistenza ai carbapenemi del batterio Klebsiella Penumonie, ad esempio, da noi è tra il 25 e il 50%, seconda solo alla Grecia, mentre quella alla terza generazione di cefalosporine, sempre per la Klebsiella, ci vede nella fascia peggiore, quella tra il 25 e il 50%. Lo stesso discorso vale per Escherichia Coli e Acinetobacter, due dei batteri che causano più comunemente infezioni, mentre anche per lo Stafilococco Aureo resistente alla Meticillina (Mrsa), la cui percentuale di resistenza agli antibiotici è in calo in tutta Europa, l’Italia ha percentuali da primato europeo, fra il 25 e il 50%. Tanto che anche i pediatri italiani hanno lanciato l’allarme, evidenziando come l’uso eccessivo di questi farmaci ha fatto sì che ormai il «bagaglio antibiotici» sia finito.

In questo contesto, la notizia di un nuovo antibiotico efficace contro i superbatteri non può essere che accolta con un certo sollievo.

Un gruppo di ricercatori della Northeastern University di Boston, coordinati da Kim Lewis, utilizzando lo stesso metodo con cui si è scoperta la penicillina, hanno trovato la teixobactina, dimostratasi efficace contro tre dei più pericolosi superbatteri, e che sembra non sviluppare resistenze. Sulle pagine della rivista scientifica Nature, lo studio spiega che molti degli antibiotici finora ricavati, erano prodotti analizzando i microorganismi del suolo, ma già dagli anni ’60 si erano esauriti i batteri coltivabili in laboratorio. «Nel terreno ci sono più specie di batteri di quante ve ne siano nell’uomo, ma in laboratorio riusciamo a coltivare solo l’1% di loro - spiega Antonio Lanzavecchia, direttore dell’ Istituto di ricerca in Biomedicina di Bellinzona - questo perché non sappiamo quali sono i nutrienti necessari che si trovano nel terreno». In questo caso i ricercatori, usando il «metodo classico», sono riusciti a studiare dei batteri altrimenti non coltivabili. «Il trucco è stato l’impiego dell’Ichip, delle specie di nanotubicini, con cui sono riusciti a isolare i batteri uno a uno dal terreno - continua - e poi a coltivarli nel suolo, facendone crescere tanti da poterli studiare».

In questo modo hanno ricavato 10mila composti, e tra questi uno, la teixobactina appunto, che si è dimostrata efficace contro tre dei più pericolosi superbatteri: il Clostridium difficile, il Mycobacterium tuberculous e lo Staphylococcus aureus. Nei test condotti finora sugli animali non sono stati riscontrati fenomeni di resistenza. I ricercatori non escludono l’eventualità che i superbatteri possano sviluppare forme di resistenza anche contro il nuovo antibiotico, ma questo potrebbe accadere nell’arco di almeno 30 anni, se non di più. La teixobactina uccide i batteri facendo crollare le cellule del loro involucro in modo simile a quanto fa un altro antibiotico, la vancomicina. Riesce ad ottenere i suoi effetti legandosi a bersagli multipli, molecole di lipidi e non proteine, come gli altri antibiotici, rallentando così lo sviluppo di eventuali resistenze.

L’antibiotico oggetto dello studio dei ricercatori americani è, dunque, molto promettente: esso è stato trovato con un metodo che consente di studiare il 99% dei batteri che altrimenti non si potrebbero esaminare, espandendo così di 100 volte la nostra capacità di scoprire nuovi antibiotici.

Anna Della Moretta

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